Ripongo in un sogno Te! Osservo con l'orizzonte l'oscillante moto delle piante, la mente scorge tra una foglia e l'altra sensazioni... ... spero e sogno con ripetizione i tuoi occhi!
La stretta finestrella si affaccia su grani mietuti e girasoli floridi, l'alternarsi di tetti e olivi in lontananza porta la mente a quotidiani giorni, correndo nei prati della vita.
Provo ad accarezzare con la mente il tuo corpo nudo, cercando di renderlo vero, come una patina si posa sulle mie pupille.
Il dolce movimento dei tuoi fianchi accompagna la musica interiore, come una nenia mi rinnova la tua vibrazione, "dove sei... dove sei...!?".
Provo a venirti in contro... avvolgo il tuo corpo con un abbraccio, la pelle si fonde provocando vibrazioni su tutto il corpo.
Un luccichio irrompe dentro ai miei occhi... Un fascio di luce ti illumina... è il segno! I nostri corpi sono inondati, presi, rapiti...
Potessero i miei baci come cera colarti in bocca il miele che ho nel cuore Aprirti l'anima con un'onda di respiro e dissolvere l'aspro odor delle paure Ammatassarti i capelli in un mantice di raso e dell'amaro farne un debole ricordo da consumare sul braciere fino a cenere Potessero i miei pennelli dipingerti come affresco alle mie pareti interne e passare ore ad ammirarti Liberarti come rondine in cerca di primavera Potessi annodarmi alla tua pelle come alla barca un'ancora e remare e stremare impazzito del tuo profumo Bella e folle amante hai rapito mente e incanto Pungerti lo spirito e berti come acqua di deserto Cieca è la follia che si mangia l'amore e la ragione Ammansire quelle fredde notti disperate quando il cercarmi diventa pane per sfamarti Resisterti è dolore, come droga devo averti e consumarti.
Distesa come la duna di un deserto su lenzuola immacolate come il latte Dagli abissi del tuo corpo acerbo carne da ardere per queste mie mani Ti ammiravo nel silenzio che pungeva come cicche di sigarette smorzavo ogni respiro mi bagnavo le labbra con la vista non potevo resisterti, non volevo Avrei profanato ogni cancello per aprire la tua porta, quella porta Una madonna distesa su pampini di glicini dalla finestra sentivo odor di pelle nuda inebriata di calore scivolava sulla seta Maledetto il mio destino che mi fa sentir bambino un giglio troppo giovane mi ha preso l'anima Mi pungo il cuore per non sentir dolore briciole di sale mi bruciano le ciglia e spengo il fuoco che arde nel braciere riempio l'attesa come cera sulle mani tu batti gli occhi nel silenzio e taci.