Lo scorpione dalle chele d'oro, avanza famelico tra le oscure note di una notte ubriaca; lento e seducente avvicina il suo dolce veleno alle labbra della preda designata. Come un canto di sirene, amore e dolore pervadono il putrido corpo, destando il riprovevole stupore delle membra attonite; pochi attimi ancora, prima dell'arrivo della falce tenebrosa! Soddisfatto e sconfitto lo scorpione torna tra la sabbia ardente Di un deserto d'ossa, lasciando dietro L'aulente ombra della morte...
C'è un giorno di novembre, in cui fiorisce il prato, il cielo assai risplende e il mare è colorato. È un giorno dove il gelo giammai si fa sentire non c'è nebbia né velo che copra il mio dormire. Chissà perché si sbaglia questo giorno ormai invernale: c'è un sole che ci abbaglia e il vento non fa male. Il giorno tutti sanno ci scalda per destino e cade in ogni anno intorno a San Martino.
Il profumo di una mamma sa un po' di biscotti e anche di Natale Di legna che brucia nel camino, di ragù domenicale. Di fiori nel giardino, di un saluto dal balcone, di lenzuola pulite, di acqua e sapone. Di giorni lontani, con la febbre, nel lettone... di caffè pronto al mattino. Di una mano leggera, affettuosa e sicura che improvvisa compare quando tu hai paura. E di occhi che vedono fin dentro il tuo cuore. Il profumo di una mamma è fatto d'amore...
A mio padre Ricordo i tuoi occhi quasi spenti. Il tuo sorriso a stento. Le parole che avrei voluto dirti, che non ho detto. La tua forza, il dolore soffocato, la tua infelicità nascosta, e la tua lealtà. Ricordo il tuo amore, non sempre capito. Le tue lezioni di vita, a volte esagerate, I tuoi rimproveri. Ricordo il tuo orgoglio nel nominarci, la tua felicità nel vederci. Ricordo i valori che ci hai trasmesso, la tua voglia di giocare e di vivere, e forse anche di morire.
Perché chiedere la felicità, perché sperare di non soffrire? È abbastanza, è una benedizione sufficiente vivere giorno per giorno e udire questa musica.
Prima che asciughino quei due o tre baci sulla fronte e qui e lí, ti chinerai per bere acqua d'argento dallo specchio, e se nessuno ti starà a guardare ti toccherai le labbra con la bocca.
C'è un tempo in cui piú svelto delle dita che lo scultore passa sulla creta il sangue impaziente ti modella il corpo dal di dentro.
Forse stringerai tra le dita i tuoi giovani capelli e li solleverai sopra le spalle perché somiglino piuttosto ad ali, e davanti a loro prontamente correrai là dove proprio davanti agli occhi e sul fondo estremo dell'aria sta il grande, erto, conturbante e dolce nulla, che splende.