Distesa come la duna di un deserto su lenzuola immacolate come il latte Dagli abissi del tuo corpo acerbo carne da ardere per queste mie mani Ti ammiravo nel silenzio che pungeva come cicche di sigarette smorzavo ogni respiro mi bagnavo le labbra con la vista non potevo resisterti, non volevo Avrei profanato ogni cancello per aprire la tua porta, quella porta Una madonna distesa su pampini di glicini dalla finestra sentivo odor di pelle nuda inebriata di calore scivolava sulla seta Maledetto il mio destino che mi fa sentir bambino un giglio troppo giovane mi ha preso l'anima Mi pungo il cuore per non sentir dolore briciole di sale mi bruciano le ciglia e spengo il fuoco che arde nel braciere riempio l'attesa come cera sulle mani tu batti gli occhi nel silenzio e taci.
Strapperei dal cielo a grappoli le stelle spremere gli acini per berne la vita per capire il vero se ancora c'è Con la trama della sua luce ricamerei una soffice coperta per questa fredda umile Terra rovesciata, dissodata e poco amata Smielerei le api dagli etruschi orci addolcendo le menti amare dei folli arrivando a rivoltare le pelli dei cammelli Spaccherei le noci sui bianchi sagrati mettendo a nudo le anime dalle carni Solcherei le rughe degli stupidi poeti per capire se i pazzi sono loro o chi Affonderei le navi di questa nuova era per lasciare almeno un solo uomo libero di correre nei prati di bianche margherite Lascerei per me una pietosa sedia per non calpestar le umane lacrime che come rugiada fresca ogni mattina sempre e sempre cadranno ... se io fossi Dio.
Tempo non ce n'è per temperare al calar di bruma le radici affrante Vorrei di questo mondo una matassa e a punto croce rimagliare una ad una le anime ricamare Sorreggerò le carcasse del passato nelle reti riemerse dai fondali dall'aspro odor del tempo perso Ogni scossa ogni tormento lo mangerò come fosse pane lascerò gli affanni con le ossa agli avvoltoi figli della fame È breve il tempo del puparo ti lascia al buio nelle angosce dove solo il freddo ti riconosce Miete anime il canto del silenzio sciorinando attende le sue vittime sul sagrato immacolato del paradiso Il mattino rattrista l'alba che scolora mentre il grano con pazienza attende il sole.
Dal deserto delle passioni giungono stanche anelanti lacrime Si perdono confuse arrivando ai seni mani ruvide ansimanti cercano un destino avido. Arrivando là nel nettare sublime dove offuscati sensi affamati aspettano quelle mani assaporando il miele nell'attesa l'agonia.
Sul... selciato, le consumate scarpe calpestano le viole mentre da ponente il vento prende forma e spazza via le impronte, dai vicoli cuneiformi del passato s'insinua un'acre fumo nero che tutti han respirato il male invisibile mai amato lasciato al sole del sagrato Povere viole! dove il male respira altro male nessuna primavera rinnova più la vita nel freddo smarrirà le coordinate non s'alzerà al sole più nessuna viola.
Per l'ultima volta, solo l'ultima fammi pascolare l'anima, voglio ritrovare quel diamante che mi ha accecato gli occhi sfarinandomi il cuore alla radice
Voglio amarti senza pelle sul prato di gigli bianchi come neve solcherò ogni vena fino alla gola del piacere che di pazzia urla ancora
Come piuma la bocca s'incollerà sul miele impigliato nei sorrisi soffocherò quei crepiti di fuoco che lento mormora il tuo cuore
Come un giglio il tuo sorriso dal gambo ne staccherò la linfa che berrò nelle sconsolate sere dei freddi inverni che verranno
Mi tratterrò un solo istante il tempo di penetrare il cuore come una spina toccarne il fondo e ricamare un giglio alle pareti ridarti quel sorriso sterminato per farne pane da sfamare.
M'inginocchierò ai tuoi piedi, strega, zingara magica dagli occhi neri scivolosa e misteriosa insinuante donna splendida e offuscante mi rubi l'anima e la vendi barattatrice d'una gitana. Orecchini rumorosi e unici penzolanti come ciliegie al sole bocca fumante al freddo nebbioso. Entrerò di notte dalla finestra socchiusa ti riconoscerò dal tuo odore unico e pungente mani lunghe e affusolate che ruberei per avere sempre le tue carezze; m'avvicino silente al tuo giaciglio al tuo soffice cuscino di vermiglio. E sei così bella che più bella non c'è e m'incanto a guardarti alla luce d'un lume e ti sfioro le labbra con la mia bocca mi tufferei fra i tuoi lunghi capelli neri ma trattengo lo spirito guerriero sei una gitana dura d'aprire e soffoco nel languido desiderio d'avere la tua pelle alla mia bocca. E vorrei volare, danzare, piangere e ridere con te respirare un solo respiro. La sottana strapparti ma ho paura di svegliarti e sognando di averti m'accontento d'amarti.
Voglio amarti adesso Prima che le luci spengano negli occhi la loro evanescenza Prima che l'inquieto fiume trasbordi e ammagli del tutto il cuore Prima che la pioggia tocchi la sabbia e sparisca come spariscono le urla nel deserto Prima che ogni lacrima abbia la sua croce. Voglio vedere il tuo respiro fermarsi Voglio dormirti dentro e sognarti Volare sulla tua immacolata pelle e sbottonarti l'ultimo pudore Fuggire dal mondo e dal suo rumore Prima che gli inverni senza luce gelino le labbra prima dei baci Prima che il vento trovi spifferi in cui fischiare e mi distragga dal frumento dei tuoi occhi che diventi pane ogni giorno per sfamarmi Prima che il mare copra le nostre impronte o un gabbiano si stacchi dal tramonto o che i gigli diventino vermigli.
Questa notte spiego le ali e volo, taglio come lama l'ammantata aria che impotente cede senza opporsi. Un'argentea scia illumina la notte e resto sospeso come per incanto.
Delicati sbuffi diffondono i respiri violini di poesie sprigionano rime risvegliano angeli dai sonni ancestrali fondono i sogni e illusioni di vita, lamenti di occhi in silenziosi pianti.
Volteggio tra nuvole a boccioli come farfalla su petali d'amore in attesa che nevica polvere d'oro moltitudini di silenzi come arcobaleni compongono musiche che nessuno ascolta.
Evanescente festa con zampilli di luce sciorinano indissolubili profumi nell'aria come spuma marina leggera sostanza che copre il sogno sprazzi di luce trafiggono le pupille.
Ciò che brilla non solo arde, è visione ammagliante dei sogni e prima che l'aurora svergini la notte deraglio e m'areno su sabbie dorate rapito dai suoni dei violini del mare
faville senz'anse m'allagano i sogni che notte...!