Poesie inserite da Carlo Tracco

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Scritta da: Carlo Tracco

All'Italia

Italia che bella eri con i fasti degli antichi imperatori.
Italia paese di mille bellezze che l'elmo di scipio ti ha coronato regina;
Italia che Dante t'ha dato col volgare e la commedia la nostra lingua!
Italia schiamazzi dialetti dal Piemonte fino a Firenze o buzzurri (1)
che sfratto diedero allo stato pontificio; meridione d'angiò-borbone e mafia maleficio!
Bella ciao a Bassano e vai giù chitarra Vesuvio e gli occhi di una ragazza mandolino!
Pulcinella a Napoli fa ancora il birichino!
Italia che Roma la vollero eterna città chiamare la capitale.
Italia coi cinema fumosi, gli spalti per gli sportivi vittoriosi
e quella bandiera che si appende di rado una volta a volte, alla sera...
i grandi nostri campioni: da Pozzo a Zoff e il Fausto Coppi o Bartali e il buon Pantani,
con buon presidente Pertini o quel gigante Carnera
Italia le Alpi l'Appennini, i fiumi e i il mare nostrum; i martiri... e la pastasciutta.
Italia che sei anche un po' America e che Garibaldi t'ha resa con Cavour una...
con i musei, i cinema fumosi, i bordelli vecchi rumorosi: e il signor De Curtis principe Totò!
Italia è misero di questo di tuo figlio, il canto e non me ne vanto! Ma è una briciola di me soltanto.
L'italia s'è desta!
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    Scritta da: Carlo Tracco

    Muto

    Muto; il silenzio triste della mia stanza,
    la cetra spenta nella mia anima; muta è la parola che non ti so dire,
    ma che urla la mia anima nel profondo degli occhi.
    Giace muta la speme del fanciullo che fu un tempo,
    barbariche sono le grida che ho dentro, le lettere che non ho più,
    i ricordi portati via dal tempo.
    Muta come la cornamusa di uno scozzese nelle Highlands.
    Fervente e triste è il rintocco della campana di mezzogiorno,
    quando guardi il vuoto che c'è attorno e non v'è nient'altro che il tempo oltre il muto.
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      Scritta da: Carlo Tracco

      Qual tua beltà si possa dire - 30/09/2005

      Appassita la voglia dell'autunno,
      I venti estivi e i nostri cuori giovani.
      Maturi ora come rei di peccato che la vita ci ha fatti dividere,
      il tuo sorriso che coglie la brama dell'amore
      e le tue labbra che si schiudono come un fiore
      tra quest'angolo di modo il paese sembra più giocondo.
      Struzzo fui io che nascosi la testa per non dire l'addio.
      Parola del toccante sentimento, che nascose al mondo le
      Rime che pascevo con anima ricolma di speme.
      A te ora queste consonanze e il bacio che unisce questi versi
      Devoti a noi eterni.
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