Uno sporco involucro dell'essenza è l'apparenza. Schiavitù dell'essenza è anche l'apparenza. Nessuna libertà d'espressione è ancora l'apparenza, con le sue bizzarre regole che supreme leggi con boria si fingono, facendo tacere l'essenza, opprimendola con la monotonia di un'orrenda normalità che follia mai incontrerà.
Quale monotonia potrebbe infondermi la notte? Nessuna! Senza la notte non ci sarebbero giardini e parchi illuminati da bellissime lucciole. Non ci sarebbero stelle cadenti con desideri espressi, falò e profumo d'arrosto su lunghissime spiagge, con tende di adolescenti innamorati. Mancherebbero le strade illuminate da luci festive, serenate cantate e accompagnate da violini, rose e spumante. Non ci sarebbe nemmeno il primo bacio che muore in un timido abbraccio. Non avrei la luna che sorride, ricordandomi la mia amata nonna. Senza la notte sarebbe inutile sognare. Non ci sarebbe meditazione, né esame di coscienza. Non potrebbe esserci nessun adorabile silenzio eguagliabile a quello della notte. Non esisterebbe la musica della pioggia che batte su ringhiere e asfalti. Senza la notte io sarei... una donna spenta con un sole acceso.
Sei nella psiche, quando torno indietro nel tempo. Sei nella psiche, quando vorrei rimuovere tutto quel che mi hai fatto nel male, poiché il bene, per te, era soltanto una mela proibita. Sei nella psiche, quando vorrei giocare ancora a far la carnefice vittima del tuo male, per riprendermi ciò ch'era mio: il cuore in attesa delle tue lodi. Sei nella psiche, quando penso che tal mio gioco sia finito troppo presto e che avrei giocato meglio, se non avessi avuto il mio sposo da amare. Sei nella psiche, quando credo che non potrò mai dimenticare le tue mani che solcano il mio corpo nudo e immaturo, e quando ho la certezza che tuoi occhi non hanno avuto pietà dei miei lacrimanti d'innato dolor. Sei nella psiche, quando penso che avrei potuto amarti, vivendo insieme nell'Inferno, ma tu conosci solo il Paradiso derubato e comprato. Sei nella psiche, quando credo che non sconterai mai le tue pene, perché sei bravo a scappare creando le tue scorciatoie d'ipocrisia. Sei nella psiche, quando credo che potrei far parte della tua vita, per proteggerti dal tuo supplizio che grava da sempre sulle tue spalle, l'ugual supplizio nascosto nel tuo nome. Sei nella psiche, quando vorrei starti vicino per lenire le tue sofferenze, solamente per alleggerire la mia empatia. Sei nella psiche, quando il tempo sosta sotto quelle gocce profumate di passione e quando avrei voluto che questo tempo fosse stato l'Infinito noviziato dal nostro amore mai nato.
Come un egregio pittore che ritrae, io parlo del tuo lento e grazioso adagiarti, del tuo amabile silenzio echeggiante. Osserverei il tuo splendore per un tempo indefinito. Anche nei giorni funesti, ad ogni tuo fiocco io rinasco.
Un doloroso ieri muta in paure ed insicurezze, finanche aggredendo te, padrone del mio cuore, con rabbia e tristezza. Poi, solo lacrime dai miei occhi terse dalla tua tenerezza. E i miei battiti inquieti trovan pace col tuo primo "ti amo".
Quanto dolore nel mio passato, ed oggi l'impeto m'imprigiona. Odio con orrore, misericordia, Padre. Perdona il mio eterno peccato: ho condannato la mia anima per aver permesso ch'egli mi toccasse il cuore con le sue menzogne, per aver sognato un'infinita passione, per averlo amato, offendendo Te. Padre, liberami l'anima.
Salgo sulla mia stella e viaggio con la Notte, isolandomi dalla banalità. La mia alterata percezione profetizza il futuro, rivive il passato e dimentica il presente. Notte, mia grande amica, mi commuovi coi ricordi più belli, m'inquieti e mi rattristi con quelli più brutti. Al sorgere del Sole, una bizzarra costernazione mi percuote. Non comprendo. Cos'hai che mi somigli, che mi avvicini a te? Tu non sei luce, sei buio. Buio. Il mio buio dentro. Mi sorprendi e mi consoli col sorriso della Luna, e parlandomi della forza che ha la vita, imparo a far della mia pena la mia più cara poesia.
Violenti tormenti estinguono la tua anima, il cuore quasi s'arresta. Una feroce bestia alloggia nei tuoi occhi e la realtà è, ora, contraffatta. Ti leghi al letto, senti la tua fine e chi tanto hai amato ritorna da un mondo sconosciuto. Ti abbandoni alla morte, per ciò che, forse, fingi di non sapere. Ignori l'immagine di te mentre si sbiadisce pacatamente. È l'inganno dello specchio deforme.
Un cuore detta in versi, un cuore che ha perito, tuttavia amato. Disperso nell'ombra di ciò che ha dato, di ciò che ha perso, combatte ancora per riscoprire nuovi amori. Scrutando quel lucente nascondiglio della vita, vedrà un fiore come la sua incantevole bellezza, le stelle come immensità e bagliore. Un'ode d'amore sarà l'effimero volo di una farfalla. Ritroverà l'innocenza, la purezza negli occhi di un fanciullo. E nelle notti insonni scoprirà il coraggio di rivelarsi. Non resterà inerte alla rabbia, all'odio. Si purificherà nell'essenza della vita, ignorare il suo richiamo non potrà. Oltre l'inganno della sofferenza, ascolterà, toccherà la vita.
Cinico e indegno, amarti è disgrazia. Sei sortilegio, maledetto amore. Va' via dal mio cuore, va' via dai miei sogni. Mi hai dannato l'anima, cento volte di più sarà la tua se continuerò a vivere anelandoti. Eppure, se non t'amassi, morirei. T'amo senza paragoni e illusioni. ... Quanta follia, la tua, la mia.