Non sarà che alle nozze di animi costanti Io ammetta impedimenti, amore non è amore Che muta quando scopre mutamenti, O a separarsi inclina quando altri si separa. Oh no, è un faro irremovibile Che mira la tempesta e mai ne viene scosso; Esso è la stella di ogni sperduta nave, Remoto il suo valore, pur se il suo luogo noto. Amore non soggiace al tempo, anche se labbra E rosee guance cadranno sotto la sua arcuata falce. Amore non muta in brevi ore e settimane, Ma impavido resiste fino al giorno del Giudizio. Se questo è errore, e sarà contro me provato, allora io non ho mai scritto, e mai nessuno ha amato.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Quanto ancor più bella sembra la bellezza (Sonetto 54)
Quanto ancor più bella sembra la bellezza, per quel ricco ornamento che virtù le dona! Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo per la soave essenza che vive dentro a lei. Anche le selvatiche hanno tinte molto intense simili al colore delle rose profumate, hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli: ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza, abbandonate vivono, sfioriscono neglette e solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose: la loro dolce morte divien soavissimo profumo: e così è; per te, fiore stupendo e ambito, come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù.
Se sapessi descrivere la bellezza dei tuoi occhi E cantare in nuovi metri tutte le tue grazie, il futuro direbbe: questo poeta mente, Mai un volto sulla terra ebbe tratti così celesti.