Orlo d'un pozzo
una lumaca avanza
per l'eternità...
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Orlo d'un pozzo
una lumaca avanza
per l'eternità...
All'ombra di me
nelle pieghe di un logoro sacco
è nascosta una piccola forma
rimasta bambina
si stupisce di minime cose
vede mille riflessi nell'aria
basta un niente per farla sognare
se ne sta accoccolata nel cuore
ha pensieri che poi faccio miei
si accontenta di spazi interiori
non mi chiede che un po' di respiro...
Qualche volta mi lascia da sola
mi abbandona alla vita e al dolore
sembra spenta per sempre
però
con un salto improvviso riappare
giallo-luce a marcare i pensieri
quasi fosse un evidenziatore
e poi resta silente a osservare
altre cose che avrò da scoprire.
Solitario il percorso di ogni senso
qualunque sia l'impulso che lo muove
che sia paura, amore, sofferenza...
E naufraghiamo
aggrappati ai relitti del passato
cercando invano un'isola futura.
Ma se la notte affonda
e la bufera incalza
a noi manca il respiro e non ci basta
sapere che si è tutti fra le onde
noi, che così vicini ci tocchiamo
e dentro questo mare disciogliamo
i nostri umori...
Eppure
di quelle mani
che talvolta si uniscono
di quei corpi che talora si sfiorano
o si afferrano
nell'illusione di restare a galla
di noi
dissolti
l'acqua non avrà memoria.
Verranno i giorni delle ombre pesanti
i giorni delle carcasse arrugginite
e chi si ritenesse vivo
dovrebbe avere l'obbligo
di dimostrarlo
poi verranno notti di caligine
che conterranno in sé
come matrioske oscure
le notti di mille pezzenti
ciechi agli infiniti scavi
sordi ai clangori cruenti...
Invano
poi
si cercherà l'accesso
a un davanzale
fiori avvizziti e cigolii d'imposte
avranno solo vento
e le risposte
d'impassibili stelle
cadranno dentro il baratro
di un pianeta affondato
nel silenzio...
Un cartello piantato
nel centro del cuore
con scritto: attenzione
lavori in corso
ristrutturazione
si prega di vivere piano.
In fila indiana
ai margini di una crepa nel muro
e sopra i calcinacci
di un sogno frantumato
attimi come formiche vanno
a riprendersi il tempo...
Io sono fuori
a guardare le briciole
di quello che credevo
d'essere...
Seguo per abitudine
tiritere di vita
e perdo il filo logico
che mi vorrebbe saggia
mentre in frammenti spargo
le memorie di un greto
che ancora fiume sogna
e torrente
e scroscio
e non si arrende
alla secca stagione...
Sirene della mia solitudine
mare di mille squame
e spuma che m'abbaglia e mi scompiglia
alta e bassa marea
la moltitudine
di pensieri che affollano
il musicale sciabordio dell'acqua...
Luccicare di rivoli
nell'onda
danzare nell'argento
senza fine
appena sotto il velo della luna
sciogliersi e poi raccogliersi
alghe capelli fili
in sospensione...
Sirene della mia vicissitudine
mare di mille rive
nella mia stanza che diventa sabbia
flusso e riflusso
dell'irrequietudine
l'instabile emozione
di sogni che riaffiorano
e s'infrangono
contro gli scogli della mia ragione...
Pudica angustifolia
prego noli me tangere
sfiorata dal pensiero
è presa da malore
pure soltanto brezza
quasi fosse respiro
l'accarezza
ma lei racchiude l'anima
sul foglio
un atto di presenza
pennatosette rime
a custodire
vulnerabile accenno
d'esistenza...
Anime pie sgranar lunghi rosari
stretti di cuore ed avidi di mano
contare fra le dita le indulgenze
il conto in banca l'ultima puttana
e chi s'avvia per una larga via
cammina sulle croci e sui vangeli
e pattina sui cuori degli afflitti
tanto poi donerà qualche fontana
qualche carica e qualche cattedrale
qualche ponte sospeso tra le sponde
del dare e dell'avere una gimcana
di macelli obbligati e fratricidi
ratificati a colpi di partiti
e noi che non sappiamo approfittare
contiamo quanto il due giocando a briscola
al tavolo di chi s'ingozza il mondo
d"anime e sangue e si spartisce gli utili.
Basso sui tetti e nero
di nuvole un ammasso
il cielo
preme sul mondo
soffoca case torri
e cattedrali
e sotto
uomini con lo sguardo
infisso a croce
schiodano miti
da profonde occhiaie
strappano cuori
infilzano bambini
sotterrandone il cuore
e la fiducia...
Pesa come il silenzio
di chi nasconde e paga
per la morte
mentre anatemi scaglia
contro l'amore ch'e toccato
in sorte
e da pulpiti immondi
un solo balzo
ancora li separa dall'inferno...
Sfilano ad est
stormi di uccelli folli
che ripudiano l'aria
per lo smog...