Attardi i tuoi passi nel cammino di penombra come un filo d'erba che timido cresce. Sei un burattino senza fili senza guida osservi lo spettacolo la risonanza del tutto. Vieni e poi te ne vai.
Si sfilacciano i ricordi in dolci trame di lana di occhi di respiri sommersi. Agili scorrono le dita su tasti di grano stagioni fatte di giorni impazienti come una fuga di Bach. Rimane il sorriso solo il sorriso nell'anima nella fotografia.
Si può avere nostalgia di un luogo che non abbiamo vissuto? Di un diverso odore che ci svegli ogni mattina? Non trovo la mia corsa tra i rami intricati di stazioni tra autostrade arrovellate di squallida grandezza tra le orchestre di smog e le grida dei camion convogliati da bambini nella città di specchio. Non trovo le tue mani nel momento del bisogno amico di penombra illusione di grandezza. Non trovo la tua fede fatta d'ombre e ciclamini pilastri d'ossa e porpora cosparsi di ricchezza. Solo il vento chiuso irrompe come plasma nel bocciolo quel respiro di tramonto ch'esce dal tuo sguardo concreta in amore ogni accenno di presenza e con la scure squadra la nascente figura di me stesso.