Poesie preferite da Fallingup85

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Il mio passato

Spesso ripeto sottovoce
che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che è passato
è come se non ci fosse mai stato.
Il passato è un laccio che
stringe la gola alla mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato è solo fumo
di chi non ha vissuto.
Quello che ho già visto
non conta più niente.
Il passato ed il futuro
non sono realtà ma solo effimere illusioni.
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.
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    Scritta da: luna_n_354
    Ho bisogno di silenzio
    come te che leggi col pensiero
    non ad alta voce
    il suono della mia stessa voce
    adesso sarebbe rumore
    non parole ma solo rumore fastidioso
    che mi distrae dal pensare.
    Ho bisogno di silenzio
    esco e per strada le solite persone
    che conoscono la mia parlantina
    disorientate dal mio rapido buongiorno
    chissà, forse pensano che ho fretta.
    Invece ho solo bisogno di silenzio
    tanto ho parlato, troppo
    è arrivato il tempo di tacere
    di raccogliere i pensieri
    allegri, tristi, dolci, amari,
    ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.
    Gli amici veri, pochi, uno?
    sanno ascoltare anche il silenzio,
    sanno aspettare, capire.
    Chi di parole da me ne ha avute tante
    e non ne vuole più,
    ha bisogno, come me, di silenzio.
    Composta domenica 8 gennaio 2012
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      Scritta da: Jessica Piermatti
      Un giorno io ho perso una parola
      sono venuta qui per dirvelo e non perché voi abbiate risposta
      Non amo i dialoghi o le domande: mi sono accorta che cantavo in una orchestra che non aveva voci
      Ho meditato a lungo sul silenzio, al silenzio non c'è risposta.
      Io le mie poesie le ho buttate
      non avevo fogli su cui scriverle.
      Poi mi si sono avvicinati strani animali come uomini di antenate bestie da manicomio
      qualcuno mi ha aiutato a sentirmi unica, mi ha guardato.
      Pensavo che per loro non c'erano semafori, castelli e strade.
      Questo posto sgangherato come il mio cervello che ha trovato solitudini.
      Poi è venuto un santo che aveva qualcosa da dare
      un santo che non aveva le catene, non era un malfattore,
      l'unica cosa che avevo avuto in questi anni.
      L'avrei seguito
      finché un giorno non sapevo più innamorarmi.
      È venuto un santo che mi ha illuminato come una stella.
      Un santo mi ha risposto: perché non ti ami? È nata la mia indolenza.
      Non vedo più gente che mi picchia e non vedo più i manicomi.
      Sono morta nell'indolenza.
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        Scritta da: Gabriella Stigliano

        La semplicità-vento

        La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
        E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
        Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,
        di finire alla mercé di chi ci sta di fronte.
        Non ci esponiamo mai.
        Perché ci manca la forza di essere uomini,
        quella che ci fa accettare i nostri limiti,
        che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto.
        Io amo la semplicità che si accompagna con l'umiltà.
        Mi piacciono i barboni.
        Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,
        sentire gli odori delle cose,
        catturarne l'anima.
        Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
        Perché lì c'è verità, lì c'è dolcezza, lì c'è sensibilità, lì c'è ancora amore.
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          Scritta da: Pietro De Bonis

          Vorrei tornar bambino

          Vorrei tornar bambino
          solo per essere preso di nuovo in braccio,
          solo per potermi sentire sospeso su due gambe
          che non siano le mie,
          e addormentarmi protetto da pensieri che non siano più i miei.
          Per venir cullato da due battiti di cuore anziché uno,
          per potermi appoggiare su un petto e su una voce
          che non sia sempre e solo la mia.
          Vorrei poter essere preso di nuovo in braccio
          per vedere riflessa sul muro
          l'ombra grande delle tue mani che mi accarezza.
          Vorrei tornar bambino
          solo per potermi specchiare e vederti sorridere.
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            Il cielo

            Da qui si doveva cominciare: il cielo.
            Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
            Un'apertura e nulla più,
            ma spalancata.

            Non devo attendere una notte serena,
            né alzare la testa,
            per osservare il cielo.
            L'ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
            Il cielo mi avvolge ermeticamente
            e mi solleva dal basso.

            Perfino le montagne più alte
            non sono più vicine al cielo
            delle valli più profonde.
            In nessun luogo ce n'è più
            che in un altro.
            La nuvola è schiacciata dal cielo
            inesorabilmente come la tomba.
            La talpa è al settimo cielo
            come il gufo che scuote le ali.
            La cosa che cade in un abisso
            cade da cielo a cielo.

            Friabili, fluenti, rocciosi,
            infuocati e aerei,
            distese di cielo, briciole di cielo,
            folate e cumuli di cielo.
            Il cielo è onnipresente
            perfino nel buio sotto la pelle.

            Mangio cielo, evacuo cielo.
            Sono una trappola in trappola,
            un abitante abitato,
            un abbraccio abbracciato,
            una domanda in risposta a una domanda.

            La divisione in cielo e terra
            non è il modo appropriato
            di pensare a questa totalità.
            Permette solo di sopravvivere
            a un indirizzo più esatto,
            più facile da trovare,
            se dovessero cercarmi.
            Miei segni particolari:
            incanto e disperazione.
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