Poesie inserite da ENRICO DANNA

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Scritta da: ENRICO DANNA

Ti offro

Ti offro
parole sazianti
e l'eco di abbracci caldi
quando sul mio petto
posi le tue paure
e tutto scompare
per pochi attimi
mentre la tua letizia
fruga tre le mie inquietudini
e la furia di un amplesso
diventa apologia dell'estasi

Come sono possenti i colori
nelle tonalità del noi
e le tue cosce sono stazioni
di una via Crucis senza fiele né dolore

Ti offro
le pause tra un sospiro e l'altro
Io
che ho amato solo l'aria che respiro
m'innamoro di ogni spiffero
che la tua bocca
ammanta di speranza.
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    Scritta da: ENRICO DANNA

    Come concerto di rose

    Sento
    quel vacuo senso d'infinito
    che alimenta la marea del nulla
    come fiore di ciliegio in attesa
    d'una primavera che più non rifiorisce.

    È l'apnea
    il rifugio delle mie utopie
    mentre il mondo scopre nuovi boia
    ed i giorni
    sono uteri feroci
    che del mestruo han fatto il grido di battaglia.

    Non ci sono rose
    non ci sono giardini
    solo le verdi lusinghe del petrolio
    ad alimentare oasi di cemento
    e tutto attorno
    in astinenza d'ossigeno
    lo sciamare di rifiuti animati
    e cervelli inermi
    in file disadorne
    su propaggini di coscienze mute.

    Sento
    le tue mani su di me
    mi accorgo d'esser vivo
    in un contesto di paralisi
    e
    tutto attorno rinasce
    l'euforia d'un canto nuovo
    come concerto di rose
    allo scoccar di mezzanotte.
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      Scritta da: ENRICO DANNA

      Nell'attesa d'un silenzio d'amore

      Si spegne il sorriso
      come luna celata ai corvi
      quando nel respiro si distingue l'affanno
      e le parole muoiono
      su rintocchi di fiato indeciso.

      Com'è dolce la tempesta
      se la osservi al tepore dell'anima.

      Si frantuma l'incantesimo
      in rigagnoli di gocce autoritarie
      che cancellano il sudore lieto
      e le labbra sono cantilene stanche
      d'una musica che non sa più suonare.

      Osserverò l'inverno
      aspettando un'altra primavera arida.

      Si scaglia l'oblio
      su quegli occhi infranti
      da lacrime senza vie d'uscita
      e falene caduche
      in attesa di resurrezione.

      Accoglierò l'estate
      nell'attesa d'un silenzio d'amore.
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        Scritta da: ENRICO DANNA

        Questa pioggia

        Questa pioggia
        che sbatte inesorabile
        contro finestre chiuse
        sgretola anime
        come argini il fiume
        e poi trasale

        questa pioggia
        che consuma tepori
        non sente il dolore
        ma denuda attimi
        e sparge morte
        su avanzi di strade.

        È un sottile disegno la vita
        una matita che si spezza
        su fogli che sanno d'incompiuto
        trenta secondi d'amplesso
        furiosamente rubati
        all'anoressia del tempo

        un giardino incolto
        d'un cimitero muto
        come la mia voce sola
        orgasmo strappato
        ad un amore folle
        che urla nel silenzio.
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          Scritta da: ENRICO DANNA

          Noi saremo

          Noi saremo
          il nostro tempo e oltre l'immaginario
          al riparo dagli occhi malevoli
          che con sospetto guarderanno al nostro amore
          con l'invidia del vorrei ma non posso
          al riparo dalle ingannevoli promesse
          da sospiri di lusinghe e percosse
          che come tempeste
          si abbatteranno sui nostri occhi
          tentando gli sguardi
          con squarci di oro riflesso.

          Noi saremo
          il presente e il quotidiano
          orme levigate dal vento
          e solchi imbrattati di scarpe
          su sentieri pronti all'asfalto
          noi saremo
          figli e padri di ventri e madonne
          figli e madri di stupri e ricatti
          ma non moriremo invano
          se ci saremo amati
          anche per un solo istante.

          Noi saremo
          il seme di Dio
          se sommeremo coscienze
          all'esistenza del Noi.
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            Scritta da: ENRICO DANNA

            La mia bocca trema al solo evocare il tuo nome

            Quanto rumore fa la notte
            quando i pensieri sono polluzioni di sogni
            e le incertezze gravitano nude
            tra le parentesi dell'infinito.

            L'amore sta
            su una panchina vuota
            come donna genuflessa al mattino
            al cospetto di Dio
            in sintonia di rosari e preghiere
            tra le labbra l'Ave Maria.

            E poi si scuote l'ombra
            dal vento dipinta di forme
            a riflettere coni d'anima
            sulla risacca di orme sospese.

            L'amore sta
            sul boulevard delle illusioni
            come donna genuflessa la sera
            al cospetto dell'eros
            in sintonia di amplessi e piacere
            tra le labbra il nettare proibito.

            Quanto rumore fa la notte
            quando risuona l'eco di orgasmi lontani
            e la mia bocca trema
            al solo evocare il tuo nome.
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              Scritta da: ENRICO DANNA

              Se tu fossi

              Se tu fossi notte
              declineresti i passi
              con l'umidità del ventre
              invece di lasciare alle stelle
              il compito di orlare il sentiero
              e cederesti il seno
              alla mia bocca avida
              in attesa del sesso
              come plettro affamato
              sulla tua chitarra indomita.

              Se tu fossi luna
              agiteresti la marea
              tra quelle cosce ansiose di risacca
              e cercheresti roccia
              per poi giacere riva
              su cristalli di pelle nuda.

              Se tu fossi vento
              agiteresti foglie
              in cerca d'approdo
              su consistenze di ramo
              e ti specchieresti nuda
              alla fonte dell'Eden
              come scatto senza età
              su punte d'oblio rivolte all'infinito.

              Se tu fossi mia
              saremmo dannati per l'eternità.
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                Scritta da: ENRICO DANNA

                Amazing Bukwoski

                Sdraiato sul divano
                in modalità self service
                con le mosche aggrappate alla pelle
                a sorseggiare la calura opprimente
                ascolto
                rintocchi di morte
                sulle macerie d'un dardo assonnato
                e seni sdruccioli
                di attempate signore
                che adescano vecchi ricordi
                di vecchi eroi
                che han commesso atti impuri.

                Se spingo lo sguardo oltre
                posso sentire il vociare delle cicale
                o forse sono lingue work in progress
                che ridestano sensi
                o forse sono orgasmi last minute
                consumati in radure di fortuna
                su cofani d'auto in ebollizione
                che catturano flash di circostanza
                e selfie di visi schiacciati
                su finestrini sporchi
                mentre il ramo si fa tronco
                e la linfa scende
                goccia a goccia
                inesorabile
                tra cosce imbrattate di colore.

                Sei rintocchi di campana.
                È ora di andare alla messa.
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                  Scritta da: ENRICO DANNA

                  L'eco degli applausi

                  Spremere seni
                  di corpi maturi
                  sul greto crepuscolare dei giorni
                  e avventare mani
                  su limoni indecisi
                  alla ricerca di lacrime
                  e sorgenti di estasi
                  su gocce di ricordi
                  che non placano la sete.

                  Solleticare l'impensato
                  dando un senso agli eufemismi
                  mentre il torchio si fa burro
                  e le labbra scivolano lente
                  sulla bocca impolverata
                  dalla morale e dagli affanni
                  e si scioglie
                  come cera
                  l'ultimo lume a mezzanotte.

                  Respirare come un mantra
                  l'insaziabile euforia
                  d'un cerino che s'accende
                  e la notte rende aurora
                  mentre fuori
                  sulle scale
                  urla il vento tra gli amplessi
                  e l'orgasmo che l'assale
                  non è che l'eco degli applausi.
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