Le migliori poesie inserite da Ombra Nella Notte

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Scritta da: Ombra Nella Notte

De profundis clamavi

Imploro pietà da Te, l'unica che io ami, dal fondo dell'anima in cui è caduto il mio cuore. È un universo tristissimo, dall'orizzonte plumbeo, e vi si muovono, la notte, l'orrore e la bestemmia;
un sole privo di calore si libra sopra per sei mesi, gli altri se la notte copre la terra; è un paese più nudo della terra polare: né bestie, né ruscelli, né verde di boschi!
Non v'è orrore al mondo che sorpassi la fredda crudeltà di questo sole di ghiaccio e di questa immensa notte simile al vecchio Caos;
io invidio la sorte dei più vili animali, che possono inabissarsi in uno stupido sonno, tanto lentamente si dipana la matassa del tempo.
Composta lunedì 14 febbraio 2011
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    Scritta da: Ombra Nella Notte

    Il gatto

    Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato;
    trattieni le unghie della zampa,
    e lasciami sprofondare nei tuoi begli occhi striati
    di metallo e d'agata.
    Quando le dita indugiano ad accarezzare
    la tua testa e il dorso elastico
    e la mano s'inebria del piacere di palpare
    il tuo corpo elettrico,
    vedo la mia donna in spirito. Il suo sguardo
    come il tuo, amabile bestia,
    profondo e freddo, taglia e fende come un dardo,
    e, dai piedi fino alla testa,
    un'aria sottile, un minaccioso profumo
    circolano attorno al suo corpo bruno.
    Composta martedì 15 febbraio 2011
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      Scritta da: Ombra Nella Notte

      Il verme conquistatore

      Guardate! È una serata di gala
      In questi ultimi anni desolati!
      Uno stuolo d'angeli alati!
      Tra i veli e sommersi dal pianto,
      A teatro siede a vedere
      Un dramma di speranze e timori,
      L'orchestra emette a tratti in sordina
      La musica delle sfere.

      Parodiando Iddio nel cielo, i mimi,
      Sottovoce borbottano, sussurrano
      E si gettano qua e là. Marionette
      Soltanto che vengono e vanno
      Al cenno di cose immense informi
      E spostano gli scenari avanti e indietro
      Scuotendo dalle loro ali di Condor
      L'invisibile Affanno!

      Un dramma così variegato, non temete,
      Non sarà scordato!
      Col suo Fantasma per sempre inseguito
      Da una folla che mai non l'afferra,
      In un cerchio che sempre ritorna
      Nello stesso identico punto,
      E molta Pazzia, e ancor più Peccato,
      E Orrore animano la trama.

      Ma guardate, tra la ridda dei mimi,
      S'insinua una forma strisciante!
      Una cosa rossosangue si snoda
      Sbucando dalla scena deserta!
      Si snoda! Si annoda! Tra spasmi mortali
      Suo cibo diventano i mimi,
      Singhiozzano i serafini ai denti del mostro
      Di sangue rappreso imbevuti.

      Spente, spente le luci, tutte spente!
      E sopra ogni forma fremente,
      Funebre sudario il sipario
      Vien giù con fragor di tempesta,
      E gli angeli pallidi esangui,
      Levandosi, svelandosi, dicono
      Che quella è la tragedia "L'Uomo",
      E il Verme Conquistatore, l'eroe.
      Composta martedì 22 marzo 2011
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        Scritta da: Ombra Nella Notte

        Il canto dell'odio

        Il Canto dell'odio – Stecchetti

        Il Canto dell'odio
        Quando tu dormirai dimenticata Sotto la terra grassa
        E la croce di Dio sarà piantata Ritta sulla tua cassa
        Quando ti coleran marcie le gote Entro i denti malfermi
        E nelle occhiaie tue fetenti e vuote Brulicheranno i vermi,
        per te quel sonno che per altri è pace sarà strazio novello
        e un rimorso verrà freddo, tenace, a morderti il cervello.
        Un rimorso acutissimo ed atroce Verrà nella tua fossa
        A dispetto di Dio, della sua croce, a rosicchiarti l'ossa.
        Io sarò quel rimorso. Io te cercando Entro la notte cupa
        Lamia che fugge il dì, verrò latrando Come latra una lupa;
        Io con quest'ugne scaverò la terra Per te fatta letame
        E il turpe legno schioderò che serra La tua carogna infame.
        Oh, come nel tuo core ancor vermiglio Sazierò l'odio antico,
        Oh, con che gioia affonderò l'artiglio Nel tuo ventre impudico!
        Sul tuo putrido ventre accoccolato Io poserò in eterno,
        Spettro della vendetta e del peccato, Spavento dell'inferno:

        Ed all'orecchio tuo che fu sì bello Sussurrerò implacato
        Detti che bruceranno il tuo cervello Come un ferro infuocato.
        Quando tu mi dirai: perché mi mordi E di velen m'imbevi?
        Io ti risponderò: non ti ricordi Che bei capelli avevi?
        Non ti ricordi dei capelli biondi Che ti coprian le spalle
        E degli occhi nerissimi, profondi, Pieni di fiamme gialle?
        E delle audacie del tuo busto e della Opulenza dell'anca?
        Non ti ricordi più com'eri bella, Provocatrice e bianca?
        Ma non sei dunque tu che nudo il petto Agli occhi altrui porgesti
        E, spumante Licisca, entro al tuo letto Passar la via facesti?
        Ma non sei tu che agli ebbri ed ai soldati Spalancasti le braccia,
        Che discendesti a baci innominati E a me ridesti in faccia?
        Ed io t'amavo, ed io ti son caduto Pregando innanzi e, vedi,
        Quando tu mi guardavi, avrei voluto Morir sotto ai tuoi piedi.
        Perché negare – a me che pur t'amavo – Uno sguardo gentile,
        Quando per te mi sarei fatto schiavo, Mi sarei fatto vile?
        Perché m'hai detto no quando carponi Misericordia chiesi
        E sulla strada intanto i tuoi lenoni Aspettavan gli inglesi?
        Hai riso? Senti! Dal sepolcro cavo Questa tua rea carogna,
        Nuda la carne tua che tanto amavo L'inchiodo sulla gogna,
        E son la gogna i versi ov'io ti danno Al vituperio eterno,
        A pene che rimpianger ti faranno Le pene dell'inferno.
        Qui rimorir ti faccio, oh maledetta, Piano a colpi di spillo,
        E la vergogna tua, la mia vendetta Tra gli occhi ti sigillo.
        Composta domenica 3 luglio 2011
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