Poesie preferite da Federica De Marino

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Scritta da: Eclissi

Verrò quando sarai più triste

Verrò quando sarai più triste,
steso nell'ombra che sale alla tua stanza;
quando il giorno demente ha perso il suo tripudio,
e il sorriso di gioia è ormai bandito
dalla malinconia pungente della notte.

Verrò quando la verità del cuore
dominerà intera, non obliqua,
ed il mio influsso si di te stendendosi,
farà acuta la pena, freddo il piacere,
e la tua anima porterà lontano.

Ascolta, è proprio l'ora,
l'ora tremenda per te:
non senti rullarti nell'anima
uno scroscio di strane emozioni,
messaggere di un comando più austero,
araldi di me?
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    Scritta da: luna_n_354
    Ho bisogno di silenzio
    come te che leggi col pensiero
    non ad alta voce
    il suono della mia stessa voce
    adesso sarebbe rumore
    non parole ma solo rumore fastidioso
    che mi distrae dal pensare.
    Ho bisogno di silenzio
    esco e per strada le solite persone
    che conoscono la mia parlantina
    disorientate dal mio rapido buongiorno
    chissà, forse pensano che ho fretta.
    Invece ho solo bisogno di silenzio
    tanto ho parlato, troppo
    è arrivato il tempo di tacere
    di raccogliere i pensieri
    allegri, tristi, dolci, amari,
    ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.
    Gli amici veri, pochi, uno?
    sanno ascoltare anche il silenzio,
    sanno aspettare, capire.
    Chi di parole da me ne ha avute tante
    e non ne vuole più,
    ha bisogno, come me, di silenzio.
    Composta domenica 8 gennaio 2012
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      Scritta da: Lella Mcidw

      Sonetto 92

      Fai pure del tuo peggio per sottrarti a me,
      ma per tutta la vita mi apparterrai:
      vita che non durerà più a lungo del tuo amore,
      perché essa completamente da quell'amore dipende.
      Non devo perciò temere il massimo dei mali,
      dal momento che il minimo di essi mi può causare la fine;
      esiste per me un più felice stato
      di questo continuo dipendere dai tuoi umori!
      Tu non puoi torturarmi con la tua incostanza,
      ne va della mia vita col tuo disdegno.
      Oh, quale titolo alla felicità posseggo:
      pago di avere il tuo affetto, contento di dover morire!
      C'è cosa tanto bella che non tema macchia?
      Tu potresti ingannarmi e io non saperlo.
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