Simile a un Dio mi sembra quell'uomo che siede davanti a te, e da vicino ti ascolta mentre tu parli con dolcezza e con incanto sorridi. E questo fa sobbalzare il mio cuore nel petto. Se appena ti vedo, sùbito non posso più parlare: la lingua si spezza: un fuoco leggero sotto la pelle mi corre: nulla vedo con gli occhi e le orecchie mi rombano: un sudore freddo mi pervade: un tremore tutta mi scuote: sono più verde dell'erba; e poco lontana mi sento dall'essere morta. Ma tutto si può sopportare...
Viviamo mia lesbia e amiamo, e ogni mormorio dei vecchi perfidi abbia per noi il peso della più vile moneta. I giorni possono morire e risorgere noi, tramonta la nostra breve luce. Dovremo dormire una notte infinita. Dammi mille baci, e quindi cento, poi dammene altri mille e altri cento ancora. E quando ne avremo a migliaia li confonderemo, per non sapere, perché nessuno getti il malocchio invidioso per un così alto numero di baci.
Mi chiedi, Lesbia, quanti tuoi baci bastino per saziare la mia voglia di te. Quanti sono i granelli di sabbia africana che è sparsa in cirene ricca di silfio, tra l'oracolo torrido di giove e il sacro sepolcro dell'antico batto; o quante stelle nella notte silente spiano gli amori furtivi degli uomini: questo è il numero di baci che vuole Catullo, pazzo di te. Che i curiosi non possono contarli né una lingua maligna maledirli.