Scritta da: FEDERICO COSTANTINI

Canto del cielo

Per le vie oscure di boschi bruni,
per mari spumosi e profondi
di tanto peregrinar vado.
A causa dell'amor veggo innanzi a me cader il tedio
e la angustia umana dissolversi.
La natura mi abbraccia come rami di vischio
e bacche aulenti in questa vita lieve.

Tu mi osservi come estraniata ed io ti confido
il mio abbandono a Dio.
Disperso nel destino della vita, amaro come acerbi frutti di marzo
ora sono, di vinta virtù audace e tu di pallido amor
insieme andiamo pellegrini nella vita fuggiasca.

Uniti da un vincolo d'oro, che sfuma nel blu
dei monti perpetui, nel cielo dipinto da angeli, giunti erriamo
per le vie del dolore, nei terreni ricordi.
Smarriti nella moltitudine umana
di tutti i tempi, giace
un bimbo avvolto in fasce.

La luce bianca di spazi immensi
ci conduce al creato
a vedere quel che dire non si può.
Migliaia di persone, millesimi attimi
di ogni vita, raccolti in una cesta.
Ed io, stravolto nei sensi, in una spirale di vento
vado a cercar riposo, fatto un dì di argilla,
nella vita vetusta e breve.
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    Scritta da: FEDERICO COSTANTINI

    Dolce settembre

    Nelle corte giornate di settembre
    a cercar riposo per le vie si va,
    nel paese mele ed uva al sapor
    che da sotto le campagne sale,
    i frutti maturi anticipano il sottile
    autunno, il vento da nord scuote
    delle abitazioni le persiane ed i
    robusti campanili.

    I camini accesi ai paesani dan conforto,
    mentre il vino si raccoglie ai piè dell'orto,
    un tempo a man, ora moderno è tutto.
    Non cessa la tradizionale messe, che contadini
    ancora con forconi per l'erba usano
    al nutrir dei buoi, le donne a casa portan
    i frutti dell'orto.

    Le rondini lasciano le case, al riveder esse
    dan saluto, il freddo giunge, con piogge irriga
    i campi, ed il cielo incerto, nubi minacciose
    di qua e là l'arcobaleno dai sette colori schiude.
    Un romantico pittore forse mi vede correre
    in bicicletta da Novilara fino al mare,
    al tepore salmastro delle onde spumose,
    mirando quieto sto, su di una barca rossa
    in riva ad attendere la sera, penso gli altri
    altre cose fare nelle case, pioggerella
    invisibile cade.
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      Scritta da: FEDERICO COSTANTINI

      La multiforme speranza

      Io sto tra quattro mura di un antico palazzo,
      circondato da arte e civiltà. In primavera
      volteggiano stormi di uccelli e piccioni,
      che sui tetti si posano e vanno.

      Parto anch'io, lascio la terra,
      quando capisco che la vita è un volo.
      Perdo la materialità, vinco la storia
      con la mia radiosa personalità.

      Il volo torna a terra, nel cielo un limpido
      arcobaleno, l'emozione di aver volato
      mi rende nudo, vestito di colori inconsci.
      Oro e rosso sono le bandiere del sole,
      bianco e blu della candida notte lunare.

      Gente corre a raggiungere luoghi d'incontro,
      uomini e donne di oggi, deplorevoli, scaltri.
      Essi non comprendono la metà nascosta
      in ogni animo, che, dimenticato, esplode
      come un vulcano o un mare in tempesta.

      La natura acerba e di umano inganno si acquieta
      all'uomo padrone, mentre fiori e piante splendono.
      Docili lumi filtrano al mattino dalle finestre.
      In piazze vuote e allegre fonti d'acqua ristorano
      i passanti, di là del paesaggio una valle tortuosa
      di monti, serpeggianti racchiudono il silenzio
      della civiltà decadente.

      L'umanità logorata ed alienata dal tempo, derubata
      dal proprio agire, nell'intimo è percossa e
      dissoluta giace.
      La paura del mondo appartiene già all'infanzia,
      i piccoli sognano con braccia tese al cielo,
      fiocchi di neve si posano sulle loro membra,
      sul loro animo espanso, ed il brivido speranzoso
      della notte.

      La speranza mai decade,
      la volontà di rivivere ci rende consapevoli
      di rinascere, dopo che le illusioni della vita
      si sono arrese alla Verità.
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