Poesie preferite da Federico Sperati

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La meditazione

La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.

È la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.

Ci domandiamo: " Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? "
In realtà chi sei tu per Non esserlo?
Siamo figli di Dio.

Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.

Non c'è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicché gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.

Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.

Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.

E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.

E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.
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    Scritta da: Randle
    Sono molte le civette
    che non sanno altri canti
    oltre le proprie strida.
    Li conosciamo, tu ed io,
    gli impostori che rendono onore
    solo a un più grande impostore,
    e portano al mercato
    la propria testa in un cesto
    per venderla al primo che passa.
    Conosciamo il pigmeo
    che insulta l'uomo del cielo.
    E sappiamo
    cosa dice la mala erba
    della quercia e del cedro.
    So dello spaventapasseri:
    le sue sporche e lacere vesti
    si agitano sul grano
    e al vento sonoro.
    So del ragno senz'ali:
    è per gli esseri alati
    che intreccia la rete.
    Conosco gli abili suonatori
    di corno e di tamburo,
    che nel loro frastuono
    non sentono l'allodola
    né il vento di Levante nella foresta.
    Conosco quelli che remano
    contro ogni corrente
    senza trovare mai la sorgente,
    e percorrono tutti i fiumi
    senza osare mai avventurarsi nel mare.
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      Scritta da: Barbara Brussa

      Ultima poesia

      Scriverò per te
      l'ultima poesia,
      prima di slegare
      l'invisibile nodo.

      Oblierò i canti
      delle sirene di Ulisse,
      e i tonfi
      delle onde d'amore
      sul mare dell'anima.

      Stapperò il cuore
      dalla bottiglia di champagne,
      che lo solletica -
      in un incantesimo -
      con  bollicine di magia.

      Affamate,
      le mani che cingono
      il vuoto della mancanza,
      scriveranno per te
      l'ultima poesia.

      Non ora, non oggi.
      E forse, nemmeno domani.
      Per morire c'è ancora tempo.
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        Scritta da: Andrew Ricooked

        Fuori posto

        Brucia all'inferno
        questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
        mentre le altre persone trovano cose
        da fare
        nel tempo che hanno
        posti dove andare
        insieme
        cose da
        dirsi.

        Io sto
        bruciando all'inferno
        da qualche parte nel nord del Messico.
        Qui i fiori non crescono.

        Non sono come
        gli altri
        gli altri sono come
        gli altri.

        Si assomigliano tutti:
        si riuniscano
        si ritrovano
        si accalcano
        sono
        allegri e soddisfatti
        e io sto
        bruciando all'inferno.

        Il mio cuore ha mille anni.
        Non sono come
        gli altri.
        Morirei nei loro prati da picnic
        soffocato dalle loro bandiere
        indebolito dalle loro canzoni
        non amato dai loro soldati
        trafitto dal loro umorismo
        assassinato dalle loro preoccupazioni.

        Non sono come
        gli altri.
        Io sto
        bruciando all'inferno.

        L'inferno di
        me stesso.
        Composta domenica 3 gennaio 2010
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