I miei occhi si appannano Alla vista di quei visi scarni Affamati di una vita migliore Assetati di giustizia Perché mentre noi ingordi Mangiamo avidamente E ci macchiamo i vestiti di sugo E l'anima di puro egoismo Loro innocenti vittime Mordono l'aria E nel migliore dei casi Si cibano delle nostre briciole I miei occhi si appannano Ma io continuo a masticare.
Una voce bianca e stanca chiede aiuto Seguo quel flebile e lacrimoso suono C'è una bimba sepolta tra le macerie Di una vita che si è trasformata in un incubo Due occhi vitrei mi guardano appena Pronuncia parole insensate che vagano nell'aria stagnante che odora di morte il tempo di raccolta è terminato la morte ha riempito i suoi grandi sacchi è arrivata muta e affamata è andata via soddisfatta e con la banda si è travestita da onda impazzita e cosi ha festeggiato il suo beffardo carnevale mentre noi celebriamo le innumerevoli morti che il suo sarcastico gioco ha provocato il suo riso strozzato echeggia trionfante aveva fretta, è scappata velocemente ma presto ritornerà... cerco di aiutare quella povera fanciulla ma non riesce a muoversi, il peso opprimente della vita schiaccia il suo giovane petto continua a balbettare incomprensibili parole forse sta pregando l'angelo nero di prenderla vuole stare con i suoi genitori ma lui è già andato via, è troppo lontano non riesce a sentire i suoi lamenti così la abbandona al suo nefasto destino continua a pronunciare la sua sentenza di morte.
Un cuore solitario piange Rinchiuso in una gabbia Fatta di colori di luce di suoni Guarda lontano Vorrebbe fuggire Ma è vittima di se stesso Di un passato che Ha dipinto il suo cielo Di pece
Vorrebbe scappare Le corde che a quel posto Lo legano vorrebbe spezzare Urlare gridare Fino a che il cielo Non iniziasse a lacrimare Allora le sue lacrime Si unirebbero alla pioggia E bagnandogli la pelle Purificherebbero il suo corpo Reso immondo dalla sofferenza
A quel punto Fracido di dolori Alzando lo sguardo al cielo Si accorgerebbe che continua A piovere incessantemente Ma che il cielo si è tinto Di colori che dalla sua gabbia Non avrebbe mai potuto scorgere.
Vorrei mordere la tua pelle bianca Strappare i tuoi capelli di seta Infuocare i tuoi occhi vaganti Spogliarti dal ghiaccio che indossi Soffiare con forza le mie paure su di te Affinché tu le senta lievi e assillanti Baciare le tue labbra pallide e Bagnarle con la mia saliva filante Aprire la porta della tua contorta anima Possedere le tue macabre fantasie Percuoterti e ucciderti violentemente Nei miei sogni oscuri Per la voglia di impossessarmi di te Affinché tu sia per sempre mia Affinché tu sia sempre accanto a me.
Le spighe di grano Non si muovono Passano giorni, mesi, anni Loro sono li immobili Dondolano al vento Non sputano dolore Non urlano di gioia Non provano amore La pioggia le bagna Il ghiaccio le irrigidisce La tempesta le molesta Loro sospirano Non reagiscono Sopportano ossequiosamente Qualcuno le pesta Loro si piegano Nessuno le ascolta Solo il silenzio Fa loro compagnia Le spighe di grano Non si muovono.
La pioggia acida Che cade scrosciante Bagna le mie Labbra stanche di tacere per il timore Di non essere capite La sento gelida Scivolare sul mio Corpo caldo e nudo Comincio a tremare Per il freddo pungente Le labbra affrante Vorrebbero dischiudersi E con un'impetuosa Folata di amarezza Ardere gli alberi Secchi e infruttuosi Che mi circondano Quando trovo il Il coraggio di farlo Nemmeno una parola Resto immobile con La bocca schiusa Mentre la pioggia acida Mi brucia la gola.