In questo giorno di festa, ricorre il tuo onomastico, mi prendi alla sprovvista e senza rime in testa non mi viene neanche un verso. Un omaggio floreale sarebbe l'ideale ma il biglietto d'auguri diventerebbe galeotto, meglio allor un cioccolatino, proprio un bacio perugina con il foglietto sorpresa che, però, dà un amaro responso: buon onomastico da una mente malata che ormai vive solo di un amore pensato... non è matto ma cotto!
Fu un freno scriteriato per improvvisa frenata a farti precipitar giù su una squallida ambulanza dove in veste candida di donna sublime e in camice bianco di medico di guardia, da sirena spietata e non a sirene spiegate, lenivi la sofferenza di un povero ammalato con la tua dolce presenza. Per trauma cervicale d'allor ti gira la testa ma certamente mai come me la fai girar tu. È giunto allora il tempo, mia Musa altolocata, che tu mi ti conceda, o meglio, non fraintendere, sono un moralista convinto ma dal bello vinto, concedimi almeno un istante di ascolto solo per gli auguri di pronta guarigione. Dopo i tuoi primi passi in pronto soccorso adesso è in medicina che necessita la tua presenza se, con disarmante grazia ed eccelsa leggiadria, addomestichi finanche il virus dell'epatite B. Sarà, però, l'ecografia clinica a consacrar la tua docenza sicché d'ora in avanti la diagnosi critica, un dì di natura incerta, grazie a Te, son certo, non esisterà più.
Oggi compi gli anni e siam nel pien degli anta ma la tua beltà non langue se il tempo non ti tange. Sei luce del pensiero, solare Creatura, che ispira poesie e fa fantasticare. Per la tua squisita dolcezza, una vera prelibatezza, un dì ti dedicai la pizza sopraffina ma oggi sei la quattro stagioni se dal sole dell'estate, da antidepressivo autunnale, mi riporti alla festa di Natale. Merry Christmas e al profumo di primavera mi fai sbocciar l'amore che poi riversi in versi facendomi innamorare.
Con i tuoi occhietti vispi mi sprizzi di gioia e mi inondi d'amore come se non bastassero i miei problemi di cuore. Non sai ancor parlare ma con le tue smorfie sai già recitare, sembri un vero attore e seppur non ti reggi in piedi io ti vedo già calciatore. Sono queste le manie di tuo nonno che da sempre convive con i sogni che tu mi realizzerai dopo le loquaci premesse, e ancor non parli, di questo tuo primo anno di vita buon compleanno nipote.
Donna solare, mia Musa fatale, sei sposa fedele e nessuno ti tocca, sarò il tuo sposo eterno e guai a chi ti sfiora... lo secco con gli occhi perché sono geloso ed anche per uno sguardo divento furioso.
Mostrasi sì piacente a chi la mira, che dà per gli occhi una dolcezza al core, ché ntender no la può chi no la prova...
sono versi immortali che tutti conoscono ma da pover uomo, ahimè, io li disconosco se da sempre mi dibatto tra pressione spirituale e passione carnale con l'intelletto per amare e la ragione per valutare quella nobile creatura che ci genera da mamma e ci ingelosisce da sposa.
Per fato e per metempsicosi, intanto credetemi, non è la mia solita nevrosi, ho avuto una donna sublime che mi è stata mamma e sarà la mia sposa e di certo non è un'altra mia psicosi. Corro, però, il rischio che se soltanto la tocco mi si azzera tutto, ma se rimango intatto, state certi, scriverò un bel testo e d'amor vi riempirò la testa.
Musa ispiratrice, ti ho circuita con rime, adescata con versi e sei così diventata la mia dolce Poesia. Mi sia concesso adesso almeno una carezza anche se nascerà l'ebbrezza per un gioco d'amore dove, dopo tanto pudore, ben venga pure il contatto per un vero rapporto sì da non rimaner emarginati nell'idea di Platone e nella lirica di Dante.
"Io era tra coloro che son sospesi, e donna mi chiamò beata e bella, tal che di comandare io la richiesi. Lucevan li occhi suoi più che la stella"...
tanto che all'istante mi s'illumina il pensier in sua presenza. L'amore terreno, però, ci tarpa ahimè le ali e non ci farà volare ma io senza di te ormai non so più stare seppur per sempre sulla terra in pena dovrò restare per aver turbato la mente e insidiato il cuore, non solo il candore, finanche di una Musa.
Per un atto d'amore da tempo mi dibatto tra Freud e Platone. Mi piacerebbe l'amplesso ma mi viene il complesso con la morale che incalza e la passione che sopravanza. In tal fervido ardore la mente così passa dalla psicosi del sesso, ebbrezza fugace, all'idea del bello, nevrosi verace e proprio da qui non trovo più pace.
Sei il mio raggio di luce, divina Musa, rifletti in versi la voce e la passione converti in rime baciate che neanche nel sonno mi fan trovar pace. Mi riscaldi però il cuore, dolce Poesia, dal gelo dell'inverno e mi illumini la mente dal buio dell'inferno, facendomi sognare momenti di amore ma anche scordare tormenti di dolore. Sei luce universale che mi acquieta la vita sentimentale e mi corrobora di spirito vitale per declamarti a Poesia proprio io che sono solo un misero mortale.
Se sol riappari, mia dolce Poesia, il buio scompare la mente si riaccende il cuore si riprende e l'anima risplende. È uno spettacolo vederti resta un'impresa parlarti ma l'oracolo dice di aspettarti. Intanto sul vuoto depressivo si stampa una missiva che inneggia all'amor, l'unico vero valor che ti fa tanto penare ma davvero amare.
Quando la vita sulla terra nacque, fu con le piante che cominciò a respirare e l'inerte materia con il serpente iniziò a strisciare. Di poi la vita sulla scala evolutiva con le bestie arrivò ad annusare e con lo scimpanzè imparò a camminare, ma fu con l'uomo che s'ingegnò a pensare e, proprio da qui, la polvere sortì materia cerebrale. Solo con Broca, però, il cervello cominciò a parlare e d'allor s'incominciò a localizzare la funzione corticale con l'antica struttura per l'emotivo e con l'area associativa per l'intellettivo. Sarà da questa sede che la flebile coscienza si farà sentire se ormai da tempo, per afasia sensoriale in sede temporale, nessuno l'ascolta più. E così se un dì, con ricetta galenica, lo spirito naturale si raffinava in vitale e poi ci vivificava da spirito animale, d'ora in avanti, invece, la fucina epatica, centrale metabolica, cuocerà a fuoco lento, sulla fiammella ipotalamica, centralina psicosomatica, la giusta miscela umana. Va enfatizzata, però, l'educazione morale così da pervenire dalla raffinatezza neuronale alla purezza della cellula spirituale, che con il suo amor ci donerà l'anima e la polvere di quel lontano dì per noi sarà un orizzonte di luce.