Scritta da: Francesco Camagna

A mio nonno

Una breve discesa
in mezzo ai rovi.
Lumache se cadeva
qualche goccia d'acqua.
Un carrubo in fondo
alla strada.
Correvo, bambino,
più forte se qualche
cagnolino abbaiava.
Si alzava la terra
sotto le mie scarpe.

Entravo io, veloce
in quella vecchia casa
senza bussare
spingendo la porta
socchiusa con le mani.

Mio nonno seduto
dinanzi ad un tavolo
rotondo, immobile,
in silenzio, mi aspettava
per giocare a briscola.

Come sarebbe stato
tutto diverso per me
se fossero uscite
altre carte!

Mio nonno mi ripeteva
un antico proverbio.
Io non ne comprendevo
il significato e
continuavo
ad accampare scuse,
a recriminare,
a cercare, assurdamente,
fuori da me stesso
la ragione delle
mie sconfitte.

Perché perdevo sempre,
allora,
ma tornavo a casa
contento
per qualche pezzo
da cento lire che
scivolava in tasca.

Passò il tempo,
il fuoco fece
ardere il roveto,
la casa fu venduta
e demolita.
Se ne andò un giorno,
mio nonno, mentre
mi trovavo a scuola.

Mi rimase una sua foto:
lo sguardo fiero,
l'aria austera,
l'aspetto da vegliardo
imponente
con le medaglie
di Vittorio Veneto
appese
al colletto della giacca.

Ora continuo a
lamentarmi per le
carte che non escono.
Ma, non sono più
contento di perdere.
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    Scritta da: Francesco Camagna

    Attraverso i tuoi occhi

    Ho percorso aride terre sconfinate
    per giungere infine al tuo abbraccio.
    Non per vincere le nostre solitudini,
    ma perché la felicità è un attimo,
    nulla vale più in una vita avara.
    Così, tra le angustie del presente,
    io con te trovo infinita prosperità.

    Ho navigato per profondi oceani
    fino all'ultimo, estremo orizzonte
    per approdare alla luce del tuo sguardo.
    Non per vedere il mio, il tuo deserto,
    ma perché su fil di lama è la felicità,
    nulla conta più di quest'attimo.
    Così, nell'incomprensibile presente
    attraverso i tuoi occhi io rivedo
    il cielo stellato.
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      Scritta da: Francesco Camagna

      La ragione e la forza

      Sei la ragion d'essere,
      la ragion di stato,
      la ragion pura,
      la ragion pratica,
      sei la ragione di ciò
      che nasce, cresce, muore.

      Sei la forza di gravità,
      la forza centripeta,
      la forza centrifuga,
      la statica, la dinamica,
      sei la forza ch'è in tutto ciò
      che vive e si trasforma.

      Sei, infine, il battito
      d'ali o del cuore,
      sei il silenzio,
      sei il rumore.
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        Scritta da: Francesco Camagna
        Il caldo universale
        ha cambiato i ritmi
        e la musica della vita,
        le stagioni, il tempo
        della vendemmia,
        della semina.
        Ha portato con sé
        uomini usciti dalle maree:
        visi scavati da un pianto remoto.

        Naufraga con essi
        un'umanità migrante
        dalla ragione, estranea
        a se stessa, al proprio vivere,
        incapace di riconoscersi
        in quella pelle diversa dalla propria
        rivedervi le sofferenze
        dei propri avi nell'atlantico:
        un dolore atavico.

        Altri uomini
        narrano favole
        che nessuno illudono.
        Tornerà il freddo, dicono,
        finiranno guerre e fame,
        perché l'abbiam deciso noi.
        Non si scioglieranno più
        i ghiacciai. Il contadino
        tornerà a coltivare la terra,
        il ragazzo i sogni.

        Ma io vedo solo
        un bambino senza
        secchiello e paletta,
        il viso affondato nella sabbia,
        le piccole mani protese:
        l'ultima preghiera verso il cielo
        della turchia.
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          Scritta da: Francesco Camagna

          Un tramonto universale

          Un tramonto e' sempre un tramonto
          A Parigi o in Africa,
          A Roma o NewYork,
          Sia che il sole affondi nell'azzurro del mare,
          Sia che cada sulle cime delle montagne
          Che si protendono verso il cielo,
          O sulla sabbia dei deserti,
          O sulle chiome degli alberi delle foreste.

          Immagini a noi familiari,
          Vive per i nostri ricordi,
          Le nostre pulsanti emozioni
          Nei luoghi dell'infanzia
          Inondata di luce calante,
          Non possono essere amate e odiate
          Allo stesso modo dal visitatore occasionale
          Anche qualora dovesse essere il più attento
          Viaggiatore dell'anima.

          Per questo Parigi non è Africa,
          Roma non è New York,
          Ma è sempre la stessa la luce,
          Meravigliosa nel suo spegnersi,
          Che accompagna gli uomini
          Alla sospensione della vita,
          Nell'ansia febbrile di riaccendersi
          Per donare la speranza di un nuovo giorno.
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            Scritta da: Francesco Camagna
            Ho abbandonato
            le valigie in stazione
            e sono partito
            in questo grigio inverno
            in cerca di me stesso.
            Ho messo da parte
            i risparmi dello spirito
            ed ora posso cominciare
            a spendere la vita.

            Conoscerò finalmente
            una città di parole
            governata dai poeti
            in tasca un'intera
            eredità di stenti
            per potere sopravvivere
            e dopo tanto peregrinare
            incontrerò il paradiso
            dei nudisti dell'anima.

            Sarà tutto dentro questo racconto d'amore
            senza amore,
            questo delirio senza febbre.
            Spunterà senza preavviso
            nella fitta tenebra
            un bagliore improvviso di luce.
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