Ecco il punto delle lame che scorda il verde e rimembra le lingue da molto ormai lontane il fuoco non c'è e il frammento sì e non so perché a volte ti vorrei qui nonostante le frecce e quei tagli inferti sono nostalgico di quei momenti sofferti spesso a buon fine spesso sublimi spesso strani e spesso malsani.
C'e un punto che non lascia ed è il tuo sguardo che se lo riguardo è un colpo forte d'ascia giusto dritto al centro del mio malmesso petto infestato dal tuo spettro che ancora non è spento.
Io non esisto come gli alieni E non resisto se hai gli occhi pieni di quel falso disprezzo che attanaglia che risucchia che tiene alla ringhiera che non divulga solo mi sprona a lasciar stare quella bionda criniera.
Non rinnegarmi va' fiera della mia rosa non disprezzarmi che sei mia falsa sposa ove sempre riverso il mio castano nel tuo verde finendo nel mentre perso.
Hai verdi mari e bionde colline hai bianche corone di bianche bambine che troppo lontane lascian senza mangime immerso tra lacrime e le pupille languide dunque non esiti dice senza titubare ed io non ribatto rido e poi devo andare dunque non guardi la scocchi a caso perché tu ardi mentre mi sgretolo sai sono un vaso: io non mi regolo se poi io cado mi frammento mica mi screpolo come le tue labbra che son la mia utopia come i ciuffi color ambra e la tua onda, metonimia e questo è il punto della cicatrice il mattone del muro e il legno alla radice.
Musa di 'sti venti musa di 'sti versi tu solo fai respirare i miei tagli tu solo fai infiammare i miei ghiacciai tu solo fai annegare quei marinai tu solo con le alluvioni lasci a galla e senza vita i miei neuroni.