Lontano il suono di un flauto lieve e delicato porgo l'attenzione e sono preso la melodia si fa più intensa più vicina e divenne stridore di cozzaglie sempre più forte sempre più assordante non mi riesce di fuggire ovunque mi avvolge e divenne urla di dolore di paura e di disperazione poi silenzio sono di nuovo solo in mezzo ad un deserto ogni volta più vuoto.
Sogni d'un pomeriggio di primavera circondati da monotoni quadri sono succube del mio male ogni dì un nuovo nato in un mondo così irreale che par vero s'un giorno mi sarà grato mi desterò in quei sogni e allora riderò riderò e ancora riderò ma attento signor presidente che ogni uomo è di carne prima che di animo ed i fantasmi esistono nell'attimo in cui sai che potrebbero che un dì non sarai più tale se non saprai esser umile.