Scritta da: Gabriella Stigliano
in Poesie (Poesie d'Autore)
La vita
Alle soglie d'autunno
in un tramonto
muto
scopri l'onda del tempo
e la tua resa
segreta
come di ramo in ramo
leggero
un cadere d'uccelli
cui le ali non reggono più.
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Alle soglie d'autunno
in un tramonto
muto
scopri l'onda del tempo
e la tua resa
segreta
come di ramo in ramo
leggero
un cadere d'uccelli
cui le ali non reggono più.
Mi ritrovo
nelle oscurità dell’essere,
perdendo i miei passi
nei labirinti bui
dei miei pensieri.
Respiro nel silenzio,
dissolvo il mio presente,
germoglia un po’ di luce
negli occhi miei riflessi
sullo specchio dei ricordi,
che dimorano segreti
nella casa immaginaria
di un altro tempo,
vissuto a cuore aperto
nel petto mio tremante,
pesante di emozioni
necessarie più dell’aria
Dimora di sacri ricordi
ti hanno ormai demolito,
eri calice e confessionale
di un amore difficile
e solo.
Dimora di belle giornate,
di tristi risate,
di azioni bloccate.
Dimora di abitudini rituali,
di discorsi mai completati,
di sguardi evitati.
Dimora di attimi felici e
di amare conclusioni,
io ti ricostruisco
inutilmente
nella terra delle illusioni.
Aggressiva e sfuggente,
l'avventura così si presenta.
Pioggia addosso,
vento e foschia;
ponti di ghiaccio,
treni d'avorio.
Voglia di andare,
esplorare,
cercare.
Cercare le ali,
cercare più lune.
Avventurarsi senza sosta
come il volo di un rapace,
come un flusso di cascate.
E poi via, correre via
gridare al mondo
che il mondo è magia,
e senza vergogna,
senza timore,
sfrenare lo spirito
e la ragione.
Predicavo parole d'amore,
gioivo,
soffrivo,
lenivo il dolore.
Dipingevo uomini soli
nel silenzio di un pensiero,
nel candore dell'essenza,
nelle ombre del mistero.
Provocavo sorrisi
e amarezze,
confondevo l'amore,
rubavo carezze.
Questa ero io
e forse lo sono ancora,
ma adesso vado via
senza geometrie
dal mio regno crepato
che si scolora.