Scritta da: Gerlando Cacciatore
in Poesie (Poesie personali)
Irreale
Come una farfalla
Senza ali;
lungi nel deserto
vola;
cosi io, uomo,
immerso nei pensieri
cerco...
Composta giovedì 30 novembre 1972
Come una farfalla
Senza ali;
lungi nel deserto
vola;
cosi io, uomo,
immerso nei pensieri
cerco...
Eri lì,
in quell'orrendo carro;
portava in Via Gallo.
Eri lì,
con la tua apatia,
abbacando e obliando
di essere
una bulimia ninfomane.
Eri lì,
becera, megera, puttana.
Eri lì,
antropoide,
attenuando la tua mania
nel succhiare gli uomini,
con la tua sudiceria.
Sei lì,
in Via Gallo,
il tuo corpo bianco-giallo
miasma di sperma.
Gli uomini con orrore,
scappano
fiutando il tuo fetore.
La vita.
Cos'è la vita?
Si potrebbe raccontare
in brevi secondi,
oppure, non si potrebbe
raccontare affatto.
Ma una cosa è certa.
In questo sporco mondo,
si deve soffrire.
La vita si deve saper prendere,
per non soffrire,
dicono i borghesi.
Cosa ne sanno loro!
Sono nati, in un letto di piume;
mentre noi siamo nati,
in un letto di angustie.
La vita, si è data a loro.
Mentre noi,
dobbiamo conquistarla,
come si conquista una donna
bella e perversa.
Errano i borghesi!
La vita, non si deve saper prendere,
ma è la vita che deve prendere noi.
Ma queste parole,
possono sembrare eresie,
ai borghesi.
Perché loro, sono nati,
in un letto di piume.
Perché loro, sono nati,
con il sole che gli sorride.
Mentre noi, siamo nati,
in un letto di angustie.
Senza il sole che ci sorride.
I figli dei nostri figli,
confermeranno queste parole.
Eri,
sei un amico.
Per l'ultimo viaggio,
ti prepari, definitivamente,
abbandonandoti
alle tenebre del sonno eterno.
La gente,
non bizzarra si veste.
La gente in festa non è.
Ti segue,
con il capo inclinato,
verso il basso,
con la faccia dell'addolorato.
Ipocriti e astrusi,
sono coloro
che accompagnano te,
senza una briciola di dolore;
approfittando del tuo ultimo
viaggio,
per abbacare
con altri ipocriti beceri.
Tu sai,
per l'ultimo viaggio
si prepareranno;
altri ipocriti,
accompagneranno loro
come loro accompagnarono.
Sai.
Quella ragazza,
di cui ti parlavo.
Non l'ho sposata.
Castelli costruiti in aria.
Amore costruita in aria.
La futura vita, costruita in aria.
Un niente e tutto ciò
è crollato.
Al posto del castello.
Una modesta casa.
Al posto dell'amore esaltato.
L'amore.
Al posto della passione esaltata.
La passione.
Al posto della futura vita.
La vita.
Tutto ciò trovi,
in quella creatura,
che non faceva parte
dei tuoi sogni.
Si cunta in giru,
ca la me malatia,
è na malatia d'eredità.
Ca è chiddu, di ammazzari
la genti, senza chiediri l'identità.
Ma chi ci pozzu fari,
si di li nervi mi sentu pigliari,
e sulu vidennu sangu,
mi sentu calmari.
Ma poi c'è chiddu,
ca si senti furbu,
e va dicennu in giru,
cosi ca unnavissi a diri.
E iu allura cavissi affari!
Di tutti mi sentu taliari!
e di li nervi mi sentu pigliari!
Sapiti chi vi dicu!
Iu lu vaiu a mazzari.
Si è veru,
ca i portu cu mia,
na cosa ca unnavissi a purtari.
Pirchi è proibita di la polizia.
Ma iu sugnu sicuru,
ca vanzi nun parlati.
Pirchi allura finisci,
lu vantu ca vi purtati.
E sta Sicilia bedda,
pi sempri ruvinati.
Era buio;
c'era del buio dentro di me.
Tanto che, non riuscivo a vedere,
ciò che la vita di bello ci sa dare.
Era buio.
Un buio così fitto,
da non riuscire a capire,
ciò che è bello, e ciò che è brutto.
Era buio.
Ma come in un sogno,
svegliandosi, tutto svanisce,
così quei momenti, che
rendevano me indifferente,
svanirono.
E ritornai a vivere.
Spinto dalla mia vena poetica,
mi ritrovai
a comporre poesie.
Placando la mia ira.
Ira dovuta.
Dopo una lunga corsa,
ebbi di fronte,
una palla di fuoco.
Tentai di superarla.
Mi ritrovai, completamente
carbonizzato.
Allora avrei voluto,
non averla superata.
Avrei voluto,
non aver fatto
quella lunga corsa.
Avrei voluto,
restare inerte.
Avrei voluto,
restare fuori da questo mondo.
Avrei voluto,
non aver conosciuto una parola:
Ipocrisia.