Scritta da: Gianmarco Simeoni

Solo nella pioggia

Come un ricordo dimenticato nel tempo,
da sempre smarrito e nella mente un lembo,
strappato da un male che porta nel grembo,
l'amaro dolore che comanda anzitempo.

Mi trovo a fissare 'l perpetuo divenire,
alla ricerca di risposte da poter offrire,
ma 'l limite umano si presenta ostile,
pensiero figlio d'un brusco temporale d'aprile.

Eppure spaventan di più l'infinito,
condanna perenne al cuor atterrito,
perché l'eternità senza il tuo viso,
fa piangere l'angeli in paradiso.
Composta sabato 13 giugno 2020
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    Scritta da: Gianmarco Simeoni

    Abbandono

    Calda solitudine,
    Solo te mi hai reso meno abbandonato,
    nell'alternarsi di ogni vicissitudine
    al quale ormai sono abituato.

    Nel cielo, così vuoto ma pieno di te,
    Ci disegno figure unendo gli astri,
    per dare una forma a tutti i perché,
    costruendo illusori pilastri.

    Come può un essere finito
    sperimentare l'eternità?
    Il desiderio risuona come un bramito,
    ma come un abbaglio ad esso apparirà.

    Da questa trappola non vi è uscita,
    come un incubo che porta sempre ripresa,
    l'eternità da noi tanto ambita,
    rimane perentoria e incompresa.
    Composta martedì 2 aprile 2019
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      Scritta da: Gianmarco Simeoni

      Il dubbio

      Ombre. Inconfondibili, taglienti ombre.

      Mai prima d'ora mi ritrovai in questa profonda indecisione.
      Inenarrabile follia, parvenza ignota di dolore;
      eppure presente e reale come un petalo di rosa.

      Mentre sono qui, a bruciare nel freddo fuoco
      della mia incertezza.
      Come può essere così potente la forza di una debolezza?

      Oh mare, così immenso, come puoi da anni
      resistere con apparente calma difronte alle malvagità umane?
      Antico, maestoso, criptico: hai una risposta per me?

      Permettimi, ti prego, di far annegare le mie paure
      dentro le tue profonde e torbide acque,
      concedimi l'onore di levigare la mia paura.

      Non intendo varcare le soglie dell'inferno,
      non si può oltrepassare qualcosa che ci appartiene già.

      Alcuni ti detestano, inferno, alcuni ti temono,
      non sapendo che almeno dentro di te
      è possibile trovare una flebile e calda luce.

      Di me cosa rimane?
      Solo il corpo divorato da un maestoso e prepotente male: la vita.
      Composta martedì 13 settembre 2016
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        Scritta da: Gianmarco Simeoni

        Instabile caos

        Perché, oh apparentemente perentoria sicurezza,
        in verità di effimera parvenza
        è la tua fattezza?
        Sarà forse l'illusione,
        con presenza trionfante,
        a descrivere la natura umana così altalenante?

        Di deboli domande il mio animo
        s'accende,
        e con equilibrio precario esso risplende,
        ma forse non è affatto la luce
        a garantirmi la vita,
        bensì l'oscurità,
        che nel mio caos viene accudita.
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