Poesie inserite da Gianni Marcantoni

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Scritta da: Gianni Marcantoni

Giuda

Nessuno mi ha tradito, tutti mi
hanno sempre amato sinceramente
- sono stato molto fortunato in questo
così sottile è stata la felicità
ad avermi perforato, ora mi sento
entusiasta di essere qui fra di voi
per questo solenne momento!
Insieme riusciremo davvero
ad essere felici, riposti all'angolo
del mondo perfetto che
ci siamo costruiti, dove tutti
ci diamo sempre una grossa mano
per non cadere negli abissi
aperti davanti ai piedi
- e ad ogni passo tu mi sostieni

per questo ringrazio ognuno
di voi; voi che mi avete guidato
e protetto su queste strade lustrate
per il grande atteso evento,
quello in cui tutti vantano sempre
delle grandi conquiste.
Nessuno mi tradisce - giuda.
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    Scritta da: Gianni Marcantoni

    Un'assoluta oscurità

    Sei tu la mia àncora
    e dunque spezzami come tu sai fare,
    comprimimi e gettami
    all'angolo della tua fiorente spazzatura.
    Sono vino secco lubrificato,
    amalgama infetta, vuoto totale nel senso
    assoluto di un sentimento che prosciuga.

    Con l'uncino della tua mano
    hai tirato lievemente ed hai sollevato
    la mia lingua dagli strati di pelle;
    ma ora lavami, e fai in fretta se puoi!
    Lava queste finestre che traspaiono
    sull'assoluta oscurità di sempre,
    siamo la voce velata che laggiù avverte
    e si spegne chiamando un'ultima volta.
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      Scritta da: Gianni Marcantoni

      Noi e gli altri

      Devi pagare tutto,
      tutto-tutto-tutto,
      e sono poi gli altri a chiederti il conto.
      Cioè i peggiori,
      i più gelosi,
      i più incapaci,
      quelli che sono in maggioranza,
      che sanno coalizzarsi, gli ignoranti,
      quelli che non possono guardarsi
      allo specchio e sorridere,
      e dire sono contento.

      Beh sarà tutta questa gente
      che dal basso cercherà inutilmente di risalire,
      ma senza dimenticare
      che la natura ha scelto così per chiunque,
      in un equilibrio perverso.

      Una forma di ribellione alla vita
      il non accettare
      di non poter essere come qualcun altro.
      E guardare sempre a questo altro
      per cercare di fare lo stesso,
      senza però riuscirci.

      Sprecare così la vita
      in una umanità che lacera
      sé stessa, senza lasciare
      nessuna via d'uscita,
      scrivere lentamente da soli
      la propria sentenza di condanna.
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        Scritta da: Gianni Marcantoni
        Un giorno potrai cominciare
        ad amare qualcuno con tutto
        te stesso senza capire di stare
        sbagliando tutto, ma se
        ad un dato momento lo capirai,
        potrai allora cominciare
        a riprendere in mano la tua vita.

        Sarà molto difficile, ma la sofferenza
        è per tutti il più grande ostacolo
        che potrà essere superato con
        il tempo necessario che gli occorre.
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          Scritta da: Gianni Marcantoni
          Un'anima bella come la tua
          non può morire da sola,
          invece con gli occhi affranti
          dall'amore che hai avuto per me
          hai veduto nella viscera del respiro
          che avevo attorcigliato al collo
          un serpente
          di morte e spregiudicatezza.
          Poi nello scorcio di un nuovo tempo
          sei salpata a gonfie vele
          per metterti in salvo
          e andare ad incontrare altre vite
          in attesa di un amore più sicuro
          così che la tua aria di giovinezza
          potesse sfiorire immune.
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            Scritta da: Gianni Marcantoni

            Se ti vuoi ammazzare

            Se ti vuoi ammazzare, perché non ti vuoi ammazzare?
            Ah, approfittane! Che io che tanto amo la morte e la vita,
            se osassi ammazzarmi, anch'io mi ammazzerei...
            Ah, se oserai, osa!
            A che ti serve il quadro successivo delle immagini esterne
            che chiamiamo il mondo?
            La cinematografia delle ore recitate
            da attori di convenzioni e pose determinate,
            il circo policromo del nostro dinamismo senza fine?
            A che ti serve il tuo mondo interiore che disconosci?
            Forse, ammazzandoti, finalmente lo conoscerai...
            Forse, finendo, comincerai...
            E, in ogni caso, se ti manca essere,
            ah, stancati nobilmente,
            e ubriaco non cantare, come me, la vita,
            non salutare come me la morte in letteratura!

            Sei necessario? O futile ombra chiamata gente!
            Nessuno è necessario; non sei necessario a nessuno...
            senza di te tutto scorrerà senza di te.
            Forse per gli altri è peggio se esisti che se ti ammazzi...
            forse pesi di più durando, che cessando di durare...

            Il dolore degli altri?... Hai il rimorso anticipato
            che ti piangano?
            Tranquillo: poco ti piangeranno...
            L'impulso vitale asciuga le lacrime poco a poco,
            quando non sono per cose nostre,
            quando sono per ciò che succede agli altri, soprattutto la morte,
            perché è la cosa dopo la quale niente succede agli altri...

            Dapprima è l'angustia, la sorpresa della visita
            del mistero e dell'assenza della tua vita parlata...
            poi l'orrore della bara visibile e materiale,
            e gli uomini in nero che esercitano la professione di stare lì.
            Poi la famiglia che veglia, inconsolabile e che racconta aneddoti,
            piangendo tra le ultime notizie dei giornali della sera,
            intersecando il dolore della tua morte con l'ultimo delitto...
            e tu mera causa occasionale di quella lamentazione,
            tu, veramente morto, molto più morto di quanto pensi...

            molto più morto qui, di quanto credi,
            anche se sei molto più vivo al di là...

            Poi il ritiro nero verso la tomba o la fossa,
            e poi l'inizio della morte della tua memoria.
            Dapprima c'è in tutti un sollievo
            della tragedia un po' seccante che tu sia morto...
            Poi la conversazione si alleggerisce man mano,
            e la vita di tutti i giorni riprende il suo corso...
            Infine, lentamente, sei dimenticato.
            Sei ricordato in due date, anniversariamente:
            il giorno della tua nascita, e il giorno della tua morte.

            Nient'altro, nient'altro, assolutamente nient'altro.
            Due volte all'anno pensano a te.
            Due volte all'anno sospira per te chi ti amò,
            e qualche volta sospirano se per caso si parla ti te.

            Guardati a freddo, e guarda a freddo cosa siamo...
            Se ti vuoi ammazzare, ammazzati...
            Non farti scrupoli morali, incertezze dell'intelligenza!
            Che scrupoli o incertezze ha la meccanica della vita?
            Che scrupoli chimici ha l'impulso che genera
            la linfa, e la circolazione del sangue, e l'amore?
            Che memoria degli altri ha il ritmo allegro della vita?

            Ah, povera vanità in carne e ossa chiamata uomo,
            non vedi che non hai assolutamente nessuna importanza?
            Sei importante per te, perché è te stesso che senti.
            Sei tutto per te, perché per te sei l'universo,
            e lo stesso universo e gli altri
            satelliti della tua soggettività oggettiva.
            Sei importante per te perché solo tu sei importante per te.
            E se tu sei così, o mito, gli altri non sono lo stesso?

            Hai, come Amleto, il terrore dello sconosciuto?
            Ma cosa è conosciuto? Cosa conosci tu,
            per chiamare sconosciuto qualcosa in particolare?

            Hai, come Falstaff, un grasso amore per la vita?
            Se la ami così materialmente, amala ancor più materialmente:
            divieni parte carnale della terra e delle cose!
            Disperditi, sistema psichico-chimico
            di cellule notturnamente coscienti
            nella notturna coscienza dell'incoscienza dei corpi,
            nella grande coperta che niente copre delle apparenze,
            nel prato e nell'erba della proliferazione degli esseri,
            nella nebbia atomica delle cose,
            nelle pareti turbinanti
            del vuoto dinamico del mondo...
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              Scritta da: Gianni Marcantoni
              Adesso mi ami
              perché adesso devi
              costruire quello che
              vuoi per te.
              Adesso hai bisogno di me,
              e allora mi ami,
              allora mi accarezzi,
              allora mi baci
              e mi accudisci.
              Non vi è nulla di
              sincero in te,
              lo so benissimo.
              Fingi pure
              e utilizzami con parole
              dolci e sorrisi affettuosi,
              pronuncia le parole
              che vuoi, ma l'amore
              è un'altra cosa,
              certamente non quello
              che cerchi da me,
              e non quello che sogni
              più con me.

              Finiremo con il detestarci
              a vicenda, con un tempo
              rimasto polvere agli angoli,
              spazzati via
              da parole di sangue.
              Agli amori, e delle persone,
              sopravvive il rancore;
              il rancore, vero sentimento
              concesso a chi ha amato.
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