Poesie preferite da Giorgio De Luca

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Scritta da: Giorgio De Luca

La banda

È festa in paese!

Fanciulli giocondi,
radunati in piazza,
vengon ridesti
dal suono di grancassa.

Al rullo dei tamburi
inizia il gran concerto.

Palpitante e intenso,
si leva nel cielo
il suono della banda.

Ogni sua nota vive nel tempo
mentre una stella lassù,
dondolando dolcemente,
strizza l'occhio al mondo intero.
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    Scritta da: Giorgio De Luca

    Auschwitz

    Un campo di sterminio,
    l'orologio fermo alla mezzanotte,
    l'angoscia.

    Un forno,
    una catasta di legna umana,
    il fumo nero di un vecchio camino,
    l'acre odore di morte.

    Gli occhi scrutano il cielo,
    il tempo non cancella
    gli orrori del passato.

    Della Mamma
    un solo ricordo:

    "numero 27750".
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      Scritta da: Giorgio De Luca

      Chi tu fosti in verità?

      Oh tu, divin poeta
      che tessevi le lodi delle genti d'Abruzzi
      da fanciullo l'amasti.

      Allorché t'allontanasti
      per migrar nell'altrui colline
      ripudiasti la natia terra
      per volere dell'amato-odiato padre tuo.

      Ti gloriasti delle tue volgarità.
      I perversi giochi fecero di te
      l'uomo sprezzante
      colui che tutto prese e nulla gli restò.

      Misera vita fu la tua!
      D'un sol fendente due volte sconfitto fosti:
      dall'amore dei figli
      e di colei che fanciulla ti regalò la rosa.

      Come gli incappucciati del Venerdì Santo
      i creditori sfilarono in processione
      spogliando la lugubre dimora
      ormai nuda d'ogni cosa.

      Nella tua confusa mente
      le bramose amanti
      si trasformarono in famelici felini
      desiderosi di sbranare ogni piccola parte
      del macerato e ripugnante corpo.

      Gli esiliati, spenti tramonti
      mai furono come il sole che, lentamente,
      scendeva dietro le misteriose gobbe
      delle rosse montagne italiche.

      Ricco d'intelletto,
      agitasi oltr'alpe il Tricolore
      per far ritorno in quel Paese
      dal quale, irriverente, fuggisti.

      Capace fosti d'incendiar il cor sublime
      dei giovin soldati
      pronti a marciar pel fronte maledetto.

      Fier sul petto splendean argenti, croci...

      Dell'onore dei compagni
      caduti in volo per la Patria
      ti appropriasti
      mentre ti trastullavi
      tra le sconce cosce
      delle putride amanti.

      Il tuo Patriottismo
      celava l'ingordigia
      e la sete di successo
      che carpivi con orripilanti
      artati inni.

      Offristi il silenzio politico
      offendendo la memoria di chi,
      un dì lontano,
      sacrificò la propria vita
      per l'amor Patrio.

      Comandande Gabriele Rapagnetta
      che d'Annunzio non fu mai,
      Vate d'Italia,
      chi tu fosti in verità?
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        Scritta da: Giorgio De Luca

        A mio fratello

        Amava la luce...
        Ora è lì,
        chiuso tra le fredde mura
        di una gelida stanza.

        I suoi occhi,
        due macchie nere
        sul fondo di un cratere spento.

        Il suo volto,
        una maschera di tristezza
        che copre l'allegria di un tempo.

        La sua vita,
        una pagina stracciata,
        un sogno infranto,
        il malinconico canto di un uccello
        che piange il suo dolore.
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          Scritta da: Giorgio De Luca

          Al vecchio bosco

          Al vecchio bosco
          incontrai mio fratello.

          S'affacciarono i ricordi,
          cupe e silenziose ombre.

          Chiudemmo gli occhi...

          Ci aggrappammo con forza
          alle onde di emozioni
          calpestando la solitudine,
          resti di vita senza vita.

          Eravamo contenti
          seduti vicino al fiume
          della nostra casa.
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            Scritta da: Giorgio De Luca

            Scrivo emozioni su pagine di vento

            Nel giorno che s'appresta a riposare
            migrano tra spente galassie i pensieri.

            Le mani affondo tra nuvole brune
            e sconosciute stelle scuoto.

            I guaiti di un cane mi svegliano...
            ha seguito le impronte ricamate
            sul sentiero impolverato.

            Non sono più solo,
            è lui che fa strada
            fin dove finisce il silenzio.

            Odo il battere delle ore
            dal campanile stanco di suonare.

            Scrivo emozioni su pagine di vento,
            disegno parole su arcobaleni di vetro,
            canto stagioni di favole antiche.

            E lui abbaia felice all'alba che nasce...
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Solo quando...

              Solo quando avrai ascoltato e guardato
              la vita con il cuore, vedendo il tanto
              che si cela in ogni sfumatura.

              Solo quando, avrai saputo trasformare
              l'amaro in dolce, il nero in grigio
              per arrivare a dipingere di rosa quei momenti "no"

              Solo quando, avrai sbattuto mille volte la testa
              e sentito il freddo della solitudine, e della disperazione
              trovando in quel tunnel buio, una via d'uscita.

              Solo quando, saprai cogliere ogni istante
              come un grande dono e coglierne il prezioso
              e scaldare il freddo di te con un sorriso.

              Solo quando, saprai guardare oltre l'apparenza
              oltre la maschera dell'indifferenza
              oltre alla tua persona e vedere oltre il " Non Avuto".

              Solo quando... solo dopo mille sconfitte
              dopo aver odiato la vita
              e avrai sentito l'alba nascere nel cuore

              Solo quando... solo dopo, aver toccato il cuore
              ascoltato e guardato con l'anima
              e avrai vissuto ogni emozione  con odio o amore

              Solo allora... avrai vissuto una vita;
              comprendendo il senso della vita.
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