La prisca e cruda
tua sostanza
s'ergerà novamente
Mutacica
Talché io veggia
la eterea beltate
da la franta scialbatura
pullular su me
E lagrime da l'acro gusto
E letizia tra i dirugginanti denti
E belluina immota trepidanza.
Mi sbricio in pusille
note stonate allor che
a lambir le gote mie
è la tua assenza
In minuzzoli che
ti reclamano in
coro cadendo
Ch'oramai
privi d'accento
defungono sul pavimento.
In disdoro etterno
stea lo animo querulo
che dal riposto scrimolo
viverà guaiolando allo
infero Erebo che l'attende
Putacaso d'insipienza
vestuto non si ravveda
ché l cosiffatto creato
grandguignolesco e infausto
altro non è ch'indiscernibile astro
all'occhio scevro di vestimento
Per chi discendendo
tacito e imperterrito
senzà l plauso del corteggio
ancor più pioli ha noverato
sin a cotal momento.
A te
algido Ieri
Ch'ancor precidi l'arti
e le turchinicce vene
Deflorando nivee
sinestesie novelle
Che col cruore altrui pingi
disarmoniche orme
su la inviolata neve
A te
impetro pietanza.