Poesie preferite da Giuseppe Freda

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Scritta da: Agatina Sonaggere

Il tema di Lara

E su queste stupende note
La mia anima si lascia trascinare
Leggiadra verso te
Sei il mio dolce tormento
La mia rivoluzione interiore
Sofferenza gioia e dolore
Chiudo gli occhi e già vedo le nostre anime
Volteggiare insieme abbracciate
Negli spazi azzurri del cielo
Le stelle ci guardano
Ci fanno l'occhiolino sorridendoci
Ecco guarda
Anche loro ci tendono una mano
Per farci volteggiare sempre più in alto
Ancora più in alto verso l'infinito
No no non voglio l'alba
No alba no non mi destare
Da questo meraviglioso sogno
Non rubarmi questo dolce incantesimo
Lasciami sognare ancora un po'
Ti prego alba vattene via
Regalami l'eterna notte.
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    Scritta da: mor-joy

    Sii gentile

    Ci viene sempre chiesto
    di comprendere l'altrui
    punto di vista
    non importa quanto sia
    antiquato
    stupido o
    disgustoso.

    Uno dovrebbe
    guardare
    agli errori degli altri
    e alle loro vite sprecate
    con
    gentilezza,
    specialmente se si tratta di
    anziani.

    Ma l'età è la somma
    delle nostre azioni.
    Sono invecchiati
    malamente
    perché hanno
    vissuto
    senza mettere mai a fuoco,
    hanno rifiutato di
    vedere.

    Non è colpa loro?
    Di chi è la colpa?
    Mia?

    A me si chiede di mascherare
    il mio punto di vista
    agli altri
    per paura della loro
    paura.

    L'età non è un crimine
    ma l'infamia
    di un'esistenza
    deliberatamente
    sprecata
    in mezzo a tante
    esistenze
    deliberatamente
    sprecate lo è.
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      Scritta da: Cinzia Coppola

      La leggenda delle zeppole di San Giuseppe

      La bottega era in fondo alla via,
      tutti quanti sapevano dove.
      Fa Giuseppe: "Adorata Maria,
      molto presto sarà il diciannove;

      vola il tempo, a gran passi s'appresta.
      Invitiamo qui a casa gli amici.
      È il mio nome, lo sai; la mia festa.
      Che ti pare, Marì? Che ne dici?"

      Alza gli occhi Maria dal ricamo,
      risplendenti di grazia divina.
      "Peppe mio, tu lo sai quanto t'amo,
      però sono un disastro, in cucina.

      Ti ricordi dell'ultima volta?
      Mi ci sono davvero impegnata,
      ma mi venne uno schifo, la torta,
      e alla fine l'abbiamo buttata.

      Ma stavolta andrà meglio, lo sento,
      lo vedrai: non ti dico di più.
      Voglio farti davvero contento,
      con il nostro figliolo Gesù!"

      E così ci provò. Poveretta,
      ben tre giorni passò a cucinare,
      ma non era una cuoca provetta
      (era molto più brava a pregare).

      Questa volta riuscì! Nella stanza
      in cui stava la Sacra Famiglia
      si diffuse una dolce fragranza.
      Che languore! Che gran meraviglia!

      Su un vassoio fan mostra di sé
      (beh, Maria, certe volte sei in vena!)
      Zeppoloni di pasta bignè
      ben guarniti di crema e amarena.

      San Giuseppe però storce il naso.
      "Moglie mia, chi può averti aiutato?
      Non mi dire che è frutto del caso;
      tu lo sai, la menzogna è peccato.

      E non fare quel viso contrito!
      Dai, sorridi, mia cara Maria:
      l'aiutante, l'ho bell'e capito,
      si nasconde costì, in casa mia.

      Vieni qua, figlio mio, fatti avanti.
      I miracoli son limitati,
      vanno usati per cose importanti;
      se li impieghi così, son sprecati!"

      Ma Gesù, ch'era ancora un bambino
      lo guardò con grandissimo amore,
      e gli disse: "Mio caro papino,
      stai facendo – perdona – un errore:

      questa zeppola dolce, squisita
      da gustare in un giorno di festa
      rende un poco migliore la vita:
      la magia quotidiana è anche questa.

      È un miracolo lieve, leggero;
      una semplice, morbida cosa,
      che anche al giorno più cupo e nero
      dà una piccola mano di rosa".

      Il papà sentì in gola un magone.
      "Caro figlio, non critico più.
      Su'sti zeppole hai proprio ragione:
      io sò Santo, ma tu sì Gesù!"
      Composta mercoledì 17 marzo 2010
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