Scritta da: Giuseppe Silletti
in Poesie (Poesie personali)
Si scrive coscienza, si legge finzione
Veniamo al mondo come
se fossimo cellule staminali.
Cosa diventeremo? Un cuore,
un cervello, uno stomaco?
Catapultati dall'utero nel mondo
plasmati dall'immensità del tempo
che è qui ed ora, ed è stato per altri
ciò che adesso ci condiziona.
Un piccolo insignificante verme
chiamato cultura s'addentra in noi,
e c'elimina i grugniti, i ruggiti,
la sete di sangue, il caos del reale.
Sguazzare nel deserto della vita
è passione di molti,
ma cosa succede se la coscienza
distrugge le barriere e fugge via?
Le case, le strade, le chiese,
le scuole, i treni, le auto
la storia, le tradizioni,
tutto sussurra la parola "illusione".
E l'amore, l'amore, che ruolo ha l'amore?
Se sentimento o passione, mi ricorda un cane
ch'abbaia per mangiare, e si sente solo
se l'affetto non vien dato.
Lentamente, riapro gli occhi...
Un buio accecante disturba la vista...
Sono incatenato ma sono libero...
La pozza di sangue nella quale striscio...
Le parole che mi frustano,
parole insignificanti di uomini diversi.
Date fuoco al mio corpo
liberate lo spirito.
Composta martedì 8 luglio 2014