Poesie preferite da Gloria Boccardo

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Scritta da: Marianna Mansueto

Inno alla Belleza

Che importa che tu venga
dall'Inferno o dal Cielo
o mostro enorme, ingenuo, spaventoso!
Se grazie al tuo sorriso, al tuo sguardo,
al tuo piede penetro
un infinito che ignoravo e che adoro?
Che importa se da Satana o da Dio?
Se sirena o angelo, che importa?
Se si fanno per te - fata occhi, di
velluto, ritmo, luce, profumo, mia regina-
meno orrendo l'universo,
meno grevi gli istanti?
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    Scritta da: patrizia64

    Non posso darti soluzioni

    Non posso darti soluzioni per tutti i problema della vita
    Non ho risposte per i... tuoi dubbi o timori,
    però posso ascoltarli e dividerli con te

    Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro
    Però quando serve starò vicino a te

    Non posso evitarti di precipitare,
    solamente posso offrirti la mia mano
    perché ti sostenga e non cadi

    La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei
    Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice

    Non giudico le decisioni che prendi nella vita
    Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi

    Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
    Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere

    Non posso evitare la tua sofferenza,
    quando qualche pena ti tocca il cuore
    Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.

    Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere
    Solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico.
    Composta sabato 25 giugno 2011
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      Non ti amo come fossi rosa di sale

      Non ti amo come fossi rosa di sale, topazio
      o freccia di garofani che propagano il fuoco,
      t'amo come si amano certe cose oscure,
      segretamente, tra l'ombra e l'anima.
      Ti amo come pianta che non fiorisce e reca
      dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori,
      e grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
      il denso aroma che sale dalla terra.
      Ti amo senza sapere come, né quando, né da dove,
      ti amo direttamente senza problemi né orgoglio,
      ti amo così perché non so amare altrimenti
      che in questo modo in cui non sono e non sei,
      tanto vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
      tanto vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio
      sonno.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        L'Infinito

        Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
        e questa siepe, che da tanta parte
        dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
        Ma sedendo e mirando, interminati
        spazi di là da quella, e sovrumani
        silenzi, e profondissima quiete
        io nel pensier mi fingo; ove per poco
        il cor non si spaura. E come il vento
        odo stormir tra queste piante, io quello
        infinito silenzio a questa voce
        vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
        e le morte stagioni, e la presente
        e viva, e il suon di lei. Così tra questa
        immensità s'annega il pensier mio:
        e il naufragar m'è dolce in questo mare.
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          Scritta da: Cheope

          A mia moglie

          Tu sei come una giovane
          una bianca pollastra.
          Le si arruffano al vento
          le piume, il collo china
          per bere, e in terra raspa;
          ma, nell'andare, ha il lento
          tuo passo di regina,
          ed incede sull'erba
          pettoruta e superba.
          È migliore del maschio.
          È come sono tutte
          le femmine di tutti
          i sereni animali
          che avvicinano a Dio,
          Così, se l'occhio, se il giudizio mio
          non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
          e in nessun'altra donna.
          Quando la sera assonna
          le gallinelle,
          mettono voci che ricordan quelle,
          dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
          ti quereli, e non sai
          che la tua voce ha la soave e triste
          musica dei pollai.

          Tu sei come una gravida
          giovenca;
          libera ancora e senza
          gravezza, anzi festosa;
          che, se la lisci, il collo
          volge, ove tinge un rosa
          tenero la tua carne.
          Se l'incontri e muggire
          l'odi, tanto è quel suono
          lamentoso, che l'erba
          strappi, per farle un dono.
          È così che il mio dono
          t'offro quando sei triste.

          Tu sei come una lunga
          cagna, che sempre tanta
          dolcezza ha negli occhi,
          e ferocia nel cuore.
          Ai tuoi piedi una santa
          sembra, che d'un fervore
          indomabile arda,
          e così ti riguarda
          come il suo Dio e Signore.
          Quando in casa o per via
          segue, a chi solo tenti
          avvicinarsi, i denti
          candidissimi scopre.
          Ed il suo amore soffre
          di gelosia.

          Tu sei come la pavida
          coniglia. Entro l'angusta
          gabbia ritta al vederti
          s'alza,
          e verso te gli orecchi
          alti protende e fermi;
          che la crusca e i radicchi
          tu le porti, di cui
          priva in sé si rannicchia,
          cerca gli angoli bui.
          Chi potrebbe quel cibo
          ritoglierle? Chi il pelo
          che si strappa di dosso,
          per aggiungerlo al nido
          dove poi partorire?
          Chi mai farti soffrire?

          Tu sei come la rondine
          che torna in primavera.
          Ma in autunno riparte;
          e tu non hai quest'arte.

          Tu questo hai della rondine:
          le movenze leggere:
          questo che a me, che mi sentiva ed era
          vecchio, annunciavi un'altra primavera.

          Tu sei come la provvida
          formica. Di lei, quando
          escono alla campagna,
          parla al bimbo la nonna
          che l'accompagna.

          E così nella pecchia
          ti ritrovo, ed in tutte
          le femmine di tutti
          i sereni animali
          che avvicinano a Dio;
          e in nessun'altra donna.
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