Poesie preferite da Iris Vignola


Scritta da: Iris Vignola

Luna nera

Evocai il di lui sorprendermi, talmente assiduamente,
che spicchio di solar bagliore,
prim'ancor d'esser partorito dal grembo aurorale,
vestendola d'oro e altresì di purpureo chiarore,
procrastinando lo smodato calore
e all'arco di giornata ritardando d'arrancare,
venne alla luce, alquanto sbalordito.

Col segno zodiacale, soppesai il silenzio,
onde salvaguardar eterna solitudine,
ombreggiante proprì apocalittica essenza,
al fin giammai di sacrificarmi all'impudico nulla.
Ea triste, il suo lagrimoso volto,
m'arrecava tristezza;
per indefinito tempo,
prospettai me stessa compagna d'essa.

Di tenebra, tessuto
e da rivelazione, gettato,
muto, il velo suo rimase al suolo
quand'a me perfetta s'ea palesata.
Sordo al silente abbandono,
niuno lo vide né lo fece suo,
in virtù della speme nutrita
verso realtà amica.

Or il vespero attendo,
empiendo l'attesa d'evidente tinta evanescente
coniugat'a impietoso tremore del corpo,
fintanto ch'in periodico apogeo alfin appare,
Luna Nera ribelle e selvaggia,
archetipo d'istinti e pulsioni,
dilaganti tuttora nel ventre che guarda.

Per quanto
solitudine imperi,
è sciente ch'essa sia fatiscente.
Luna Nera t'imploro: Orsù, impetra l'Adamo,
che soggiaccia quest'Eva ch'è pronta,
pur non oltre il piacere,
pur non oltre l'Amor essenziale.
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    Scritta da: Iris Vignola

    Luce di speranza

    Avanzo lentamente, solcando strade in città stinte, aridi deserti,
    attorniata d'altri, percependo fatalmente d'esser sola,
    tra solitudini diverse.
    Su passi d'affannante gente smarrita, arranco la salita con fatica.
    Scomparse ormai pianure e pur discese,
    come per ogni essere pensante, al quale han tolto molto... tutto... La luce di speranza.
    L'umanità s'è persa, tra 'l deserto del domani, oceano di sabbia fautrice sol d'inezia.
    L'odore della morte, ch'opprime il cuor e nari,
    seguente a cruenta sorte, sì avvallata dal male, crea disperati.
    Sanguinaria, ancor grida la belva ancestrale,
    ch'ha fame di carne, nonché sete di sangue.
    Grida disperse s'elevano al cielo, racchiudenti intrinseche preghiere
    rivolte al Padre oppure al Figlio, che taluni all'inverso bestemmiano.
    Nel seguir ombre sconosciute,
    calpesto lor orme su terra brulla, su cui germoglia unicamente il nulla.
    Riecheggian voci lontane tra fasti passati, echi di gaudio e di risa già udite.
    Tremulo, 'l fuoco dell'amor fraterno si consuma,
    per spegnersi a un impercettibile alito di vento o a un sospiro.
    Respiro indifferenza tra rovine,
    la brama di potere ha reso l'uomo infame, senza confine alcuno.
    In cambio di danaro baratterebbe tutto, persin la propria madre.
    Caduca volontà, creder ch'esista un avvenire!
    I martiri s'arrendon senza porre resistenza; prona la vita a reclamar la lotta,
    purtroppo par invana la richiesta, resta sospesa, tra barlumi di paure.
    Riarse labbra celano sorrisi, dagli occhi gonfi 'l pianto scava solchi sulle guance,
    la folla delirante chiede pane ed esistenza vera.
    Le voci son riunite in un coral brusio sommesso,
    ch'intona un inno ch'ha sapor di prospettiva, univoca la voce ch'or s'alza dal deserto.
    Nel mentre l'orizzonte s'è imbrunito,
    il vento testé alzato spira forte e disperde or or la sabbia d'apatia.
    Scoprendo ciò ch'aveva sotterrato
    ravviva allor la fiamma di speranza, innegabilmente mai del tutto spenta.
    Composta lunedì 23 novembre 2916
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