Voglio vedere il mondo con gli occhi del bambino a forma di mandorla, chiari, limpidi e innocenti: un prato in cui crescono gente, fiori e sorrisi, dove la fame, la povertà e il male sono assenti.
Voglio vedere il mondo con gli occhi del bambino, sentirmi accarezzata dall'incantesimo dei sogni, raggiungere le stelle usando soltanto una scala e poi poter toccare con un braccio gli orizzonti.
No, non voglio vedere il mondo con i miei occhi, oh, essi hanno visto troppo, si sentono immersi nelle lacrime che non si asciugano mai e dietro una permanente foschia distinguono gli universi.
Mi mancano le nostre conversazioni papà, nei lunghi pomeriggi nella città straniera, nell'abisso del silenzio in cui sei caduto non riesco a trovare più te e me stessa.
Ci sono giorni in cui ti parlo e ti parlo nella stanza d'ospedale senza finestre, chissà quanti baci ti ho dato, nella vita non te li ho mai regalati, probabilmente.
Papà ascoltami, è vero tutto ciò che dico, anche questa lacuna infinita nei giorni, finché ti sussurro che il tempo è brutto, è così cupo, fa freddo e piove fuori.
Non posso raccontarti che c'è un bel sole, che nascono vite, che i fiori stanno sbocciando, perché tu adoravi la primavera, ma adesso in questo letto sei rimasto imprigionato.
Dentro di noi siamo ancora bambini anche se i capelli diventano grigi. Spesso i nostri sogni non conoscono ragione, sono audaci. Escono da noi, superando tutti i limiti e i confini.
Dentro di noi siamo ancora bambini, vogliamo le ali, sogniamo di volare. Ma nella notte il vello della follia cade e nel buio ascoltiamo i lamenti del nostro corpo vecchio e spossato.