Se Se... riesci a a non perdere la testa, quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa Se... riesci ad aver fiducia di te stesso, quando tutti dubitano di te ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare Se... riesci ad aspettare, senza stancarti di aspettare, o, se mentono a tuo riguardo, a non rispondere con calunnie o, essendo odiato, a non lasciarti prendere dall'odio e tuttavia a non mostrati troppo buono e a non parlare troppo da saggio Se... riesci a sognare senza fare del tuo sogno il tuo padrone Se... riesci a pensare, senza fare dei pensieri il tuo fine Se... riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina e trattare questi due impostori allo stesso modo Se... riesci a sopportare di udire la verità che hai detto, distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi, o contemplare le cose a cui tu hai dedicato la vita, distrutte e, umilmente, ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori Se... riesci a fare un sol fagotto delle tue vittorie, e rischiarle in un colpo a testa e croce e perdere, e ricominciare di nuovo dal principio e non dire mai una parola sulla perdita Se... riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi a sorreggerti, anche dopo molto tempo che non te li senti più, e a tener duro quando in te non resta altro, tranne la tua Volontà che ripete... resisti Se... riesci a parlare con la folla e a conservare la tua onestà, o a passeggiare con il re senza perdere il contatto con la gente Se... tanto amici che nemici non possono ferirti Se... tutti gli uomini per te contano, ma nessuno troppo Se... riesci a colmare l'inesorabile minuto, dando valore a ogni attimo che passa, Tua è la terra e tutto ciò che è in essa e quel che più conta... sarai un uomo... figlio mio!
Quist'anno vojo favve l'auguri 'a na manera un po' particolare: e vojo, arminu semo più sicuri, falli pè tutti; prima in generale eppò, se me reggete finu a funnu, davveli a parte propiu unu a unu: a chi conoscio'ngiru p'eu munnu; a chi magna e chi stane a digiunu; a mojoma e fijumi pè prima; eppò ai parenti che voju ccettalli; a l'amici vicini, quilli in cima; a quilli de fojetta e de taralli; ai conoscendi de un'aru crima che non capiscio, ma pozzo usulalli! Un Bon Natale viru e spassionatu, senza gniciunu scòpo sicundariu, a tutti quilli che ho nominatu. Ma unu più sintitu e "passionariu" A chi tribbula e ha sempre tribbulatu; a chi pè rrivà a fine de giornata, ce rriva tuttu quantu sderenatu e fa fatica pè passà a nottata! A chi ce crede e prega u Bambinellu e porta'a croce già da picculittu; a chi'nce crede e sprescia u cerevellu pè capìne com'è che campà male e pè campane ha da fa a crucchittu! A tutti, propiu a tutti, bon natale!
Ahimè, quale immagine può raffigurare il percorso del mio essere, se non quella di un dinosauro inadeguato?
Un enorme animale che, trascinando la sua esistenza solitaria, ignaro della sua mole, incute paura ed orrore ma non se ne preoccupa: le sue brutture sono lo specchio dell'animo di chi lo giudica senza pietà. La sua presenza non passa inosservata: troppo diversa per essere accettata.
Nella casa di bambole non può celare la sua essenza, urla la sua vitalità, scambiata per immane furia distruttiva.
I suoi movimenti, per cercare una posizione che non disturbi la quiete di chi, con la perfidia e l'inganno, ha nutrito prole altrui, generano frastuoni che rimbombano nella valle incantata, attraverso echi amplificati e deformati dalle urla di chi vuol seminare panico.
Nessuno riesce a capire e il delirio collettivo degenera in follia.
L'animale deve essere addomesticato, sentenziano! Ma come può il dinosauro vivere in una gabbia dorata che lo isoli dal mondo, per poterne far parte?
Nonostante capisca di rinnegare se stesso, si cimenta in dissertazioni sulle porcellane del negozio e finge di non intuire il vero intento dei suoi carcerieri. Ma il gesto atteso ed orchestrato viene compiuto, indicando un piccolo vassoio nell'angolo di una vetrina, al viandante che gli si avvicina incuriosito.
La gioia disperata del dinosauro non vacilla, guardando l'abisso che ha davanti: apre lentamente l'anta e mostra con fierezza quel vassoio.
Un vento gelido si alza impetuoso, dopo che, anche la più piccola finestra della casa delle bamole, sia stata serrata accuratamente, si veste di uragano e si avventa sul negozio distruggendo ogni cosa.
Lo sguardo del dinosauro è ormai rassegnato, porge, con delicatezza, quel vassosio all'incredulo viandante e, in un baleno, è come inghiottito dalla vallata.
Il viandante riprende il suo cammino, disorientato e stordito, porta con sé quel prezioso dono, cercando di dare un senso a quella frenetica pazzia.
Verso sera si siede stanco ed esausto e ripensa tristemente al dinosauro.
Osserva la vallata dalla cima del monte, stringendo a sé il vassoio, inorridisce: le bambole si muovono al ritmo di una macabra danza, improvvisamente, quell'eco spaventoso torna inquietante ... che delirio! Un altro innocente perisce, in nome di un potere che codardamente cela sempre il suo vero colto!