Poesie preferite da Luca A.

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Scritta da: R. Parisi

Se tu mi dimenticassi

Voglio che tu sappia una cosa. Tu sai com'è questa cosa:
se guardo la luna di Cristallo, il ramo rosso del lento autunno alla mia finestra,
se tocco vicino al fuoco l'impalpabile cenere o il rugoso corpo della legna
tutto mi conduce a te, come se ciò che esiste, aromi, luce,
metalli, fossero piccole navi che vanno verso le tue isole che m'attendono.
Orbene, se a poco a poco cessi d'amarmi
cesserò d'amarti a poco a poco.
Se d'improvviso mi dimentichi, non cercarmi, che già ti avrò dimenticata.
Se consideri lungo e pazzo il vento di bandiere che passa per la mia vita e
ti decidi a lasciarmi sulla riva del cuore in cui ho le radici, pensa
che in quel giorno, in quell'ora
leverò in alto le braccia e le mie radici usciranno a cercare altra terra.
Ma se ogni giorno, ogni sera senti che a me sei destinata con dolcezza implacabile
se ogni giorno sale alle tue labbra un fiore a cercarmi
ahi, amore mio, ahi mia, in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne né dimentica
il mio amore si nutre del tuo amore, amata, e finché tu vivrai starà
tra le tue braccia senza uscire dalle mie.
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    I vostri figli

    I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
    Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
    Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
    Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
    Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
    Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
    Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
    L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
    Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.
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      Scritta da: asterisco

      Ho fame della tua bocca

      Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
      e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
      non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
      cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.

      Sono affamato del tuo riso che scorre,
      delle tue mani color di furioso granaio,
      ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
      voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.

      Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
      il naso sovrano dell'aitante volto,
      voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia

      e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
      cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
      come un puma nella solitudine di Quitratúe.
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