Che immeritato amore il nostro, unico erede di una perversa follia, nato per essere ciò che non è mai divenuto, e facilmente scambiato, al mercatino dei sentimenti usati, con una vile illusione, figlia di una mente contorta. Che immeritato amore il nostro, immeritato anche il suo nome, deriso e calpestato, malato e curato di sole menzogne per celarlo all'ombra delle verità nascoste.
Diranno di noi che i nostri sentimenti muti erano gusci pieni di vento, aspirazioni senza futuro, una fine mai iniziata. Che la tua dolcezza era priva di vita e che la luce delle mie parole, altro non era che il grigio del cielo, mascherato dal pianto delle nubi. Brillerai allora della tua dolcezza, e assaporerai la luce delle mie parole specchiando la tua anima tra le carezze che mai ti ho donato. Vedremo così arcobaleni di colori tenui e il grigio del cielo, mascherato dal pianto delle nubi, non apparirà come un saluto d'addio, ma farà da cornice alla nostra storia.
Dimmi che i silenzi che mi circondano altro non sono che deliri d'amore, che la gioia che assaporo giornalmente, per averti distante, non convince neanche il mio cuore. Odiami allora, amami, danzami dentro e riempimi di te stessa senza che nessuna tua goccia venga perduta dalla mia follia. Relegami negli antri più profondi della tua solitudine e incatenami, anelando invano un tuo sospiro.
Non ci sono più sorrisi tra le stanche vetrine, opacizzate da fumetti umani, ma solo freddi manichini a mostrare le loro indecenze. Niente più desideri tra la gente sfiduciata, fuggitiva e distratta, che già da tempo attendeva l'ingresso agli acquari. Solo aride lische che mostrano ai passanti, ammalianti illusioni da permettere ai sogni, anche quelli irreali, che oltre quel vetro ogni tuo desiderio diventa reale.