Dall'ondeggiante oceano, la folla, venne teneramente a me una goccia, mormorando
Io ti amo, tra non molto morirò ho fatto un lungo viaggio solo per guardati, toccarti, perché non potevo morire sinché non ti avessi parlato, perché temevo di poterti poi perdere.
Ora ci siamo incontrati, ci siamo guardati, siamo salvi,
ritorna in pace all'oceano mio amore,
anch'io sono parte di quell'oceano amore, non siamo così
separati,
considera il grande globo, la coesione del tutto, quanto è
perfetta!
Ma per me, per te, il mare irresistibile deve separarci,
e se per un'ora ci tiene lontani, non potrà tenerci lontani per sempre;
non essere impaziente - un istante - sappi che io saluto
Se io, ancor che nessuno, potessi avere sul volto quel lampo fugace che quegli alberi hanno, avrei quella gioia delle cose al di fuori, perché la gioia è dell'attimo; dispare col sole che gela. Qualunque cosa m'avrebbe meglio giovato della vita che vivo - vivere questa vita di estraneo che da lui, dal sole, mi era venuta! Viaggiare! Perdere paesi! Essere altro costantemente, non avere radici, per l'anima, da vivere soltanto di vedere! Neanche a me appartenere! Andare avanti, andare dietro l'assenza di avere un fine, e l'ansia di conseguirlo! Viaggiare così è viaggio. Ma lo faccio e non ho di mio più del sogno del passaggio. Il resto è solo terra e cielo.
Io so un inno immenso e strano che annuncia nelle notti dell'anima un'aurora, e queste pagine sono di quell'inno cadenze che l'aria dilata nell'ombra.
Io vorrei scriverlo, dell'uomo dominando la ribelle, meschina lingua, con parole che fossero ad un tempo sospiri e risate, colori e musica.
Ma è inutile lottare; non c'è scrittura che possa racchiuderlo, e a malapensa - oh mia bella! - tenendo fra le mie mani le tue, potrei, all'orecchio, cantarlo a te sola.
Sei entrato nella mia vita come un colpo di vento, hai spalancato la finestra e sconvolto i fiori che morivano calmi nel vaso Morivo anch'io coi miei fiori un poco alla volta, in silenzio. Sei entrato col bagliore di un lampo che ha spento ogni lume. Io non so più se sono viva o morta, se sono cieca, o se sono piena di luce.
Tu eri l'uragano e io l'alta torre che sfida il suo potere: dovevi schiantarti o abbattermi... Non è potuto essere! Tu eri l'Oceano e io la eretta roccia che salda attende il suo ondeggiare: dovevi rifrangerti o sradicarmi! Non è potuto essere! Bella tu, io altero; abituati l'una a travolgere, l'altro a non cedere; il sentiero stretto, inevitabile lo scontro... Non è potuto essere!