Scritta da: Manuela Mori
Sole vieni
buca la terra del riposo germoglia
le acute assenze vieni
a scaldare la carne del verme
ché cibi il seme ché fiorisca
nel marmo della nostra mano

Del seme nel seme - laggiù
in quel cuore scavato - loro sono
nei fotoni incandescenti dell'oscuro
se guardiamo e guardiamo - la mano
è piumato che palpita senso
Sì, anche loro ci stanno vedendo
emmemme.
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    Scritta da: Manuela Mori

    Morire sì, si deve!

    Morire sì, si deve!
    ma sapere almeno per andare dove...
    Se non si segue un dio,
    se accettare non si può che ci cancelli il Nulla...
    ... e quando nemmeno si lasci
    germogliato seme
    che a sua volta ci germogli...
    come potrà allora,
    senz'isterìa,
    senza cedere alla vigliaccheria,
    la mano strappare l'anello
    che ci lega
    al rosario del Tempo?
    Manuela Mori.
    Composta lunedì 7 novembre 2011
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      Scritta da: Manuela Mori

      Un amore

      Sabbia fine,
      quell'amore.
      Infiniti granelli di cuore
      tritato in silenzi di piombo,
      dietro invisibile grate,
      grate a dividere.

      Pianto secco
      quell'amore.
      Infinite gocce di dolore,
      da pelle strappata a parole,
      parole come pietre
      di lapidazione.

      Amanti in fila come soldati
      a scortar quell'amore.
      Perché se l'anima digrigna,
      bisogna almen che il corpo esulti,
      sotto coltri gelate d'assenza.
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        Scritta da: Manuela Mori

        Tenera luna, piuma di cielo...

        Tenera luna,
        piuma di cielo,
        che porti nel murmure d'acque
        danzanti ai tuoi ritmi?
        È murmure d'anime sperse?

        Falce di tiepida luce
        fra chicchi di campo celeste,
        chiami forse la gente
        alla pura semenza?

        L'uomo è più umano
        dov'è più natura - le
        Il mondo è più vero
        dov'è più animale.

        Ti guardo, non sento.
        Persa nella mia voce,
        non sento la tua voce.
        Solo il mio canto,
        che è canto e pianto.
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          Scritta da: Manuela Mori

          Sotto le macerie di Favara

          Il sole del mattino nel ferale lucore
          tra le marce macerie ricava il cuore
          dei sacri cristi inchiodati a Favara.
          Gente sotto una razza padrona avara,
          razza bara in pubblici investimenti
          mutati sempre in privati arricchimenti.
          Da quella spezzata carne di cuore rossa,
          gente usa a subire sempre, si sente mossa.
          Gente abituata a chinare la testa,
          ad accontentarsi dei resti della festa,
          sente germinare in quel cuore distrutto
          un seme, ma troppo maturo per dare frutto.
          Il lume della sera vince al sole il lucore,
          e torna un'ombra muta su quel sacro cuore.
          Composta domenica 24 gennaio 2010
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