Sento ancora l'odore di quell'erba fresca Un'erba ancora da raccogliere, che giace lì, su quel terreno seminato soltanto da lontani ricordi... aspri e lontani... ricordi che disegnano sulla mia schiena le linee di un passato innocente e ancora vivo... finge di sorridermi, mostrandomi invece verità nascoste... segreti mai svelati, omissioni, crude bugie... che hanno stravolto il giro di una giostra... sulla quale non sono mai salita come una foglia vacillante... che stanca di poggiarsi su quel piangente ramo attende ansiosa una bufera... che non arriverà mai...
Lontano... Dolce fruscìo che accendi in me vani ricordi. Insensato fruscìo, ti ascolto e navigo in quel mare incerto. Limando quel triste battito, chiudo gli occhi.
Lontano... Leggero fruscio, un sogno sbiadito. Inseguendo un angelo sordo, affondo in miti paure.
Lontano... Un petalo setoso scivola tra le mie mani assenti, e lui... Un diavolo cieco.
Lontano... Violento fruscìo che trascini con te quel sogno, oscurando quel calor che giace ancor in me. Affondi, in quel mare incerto.
Lontano... Fruscìo... Chiudo gli occhi e sento quel petalo tra le mie mani.
E ancor più forte sento quel dolore annodato... E ancor più lento...quel veleno radicato nel mio passato... Non si addormenta. Un sasso piangente...parole stonate... E ancor più forte...verso lacrime amare e sospiro. E ancor invoco quel "Dio Muto"...e chiedo perdono. Un perdono rinnegato da questo "tetro teatro" di pupi rabbiosi...
Ma annuso il profumo di una dea... Ed ella disegna linee melodiche che toccano il mio cuore. Dolce e luminosa creatura... Ella coglie aspre amarezze in sorrisi mascherati... Onde sinuose lambiscono la sua potente fragilità. Ella, la mia dea, disseta la mia vita d'amor.
Affogata in certezze incerte, ricordo ancora la sua tenera età... E i suoi divini sguardi, gettati dai pupi rabbiosi su un filo spinato... E rammento i suoi gemiti...e la sua dolcezza...sposata a quest'ostico destino. E si veste di vergogna la mia nobile creatura... Bramosa di avvolgersi nella magia di una carezza...
Non piangere mia dea... Tu che colori la mia vita di candore. Tu, forte e radiosa stella teatrale... Oggi cresci... Ma ricorderò sempre la tua tenera età... I tuoi divini sguardi gettati dai pupi rabbiosi su questo filo che un giorno disegnerai con la tua forza di libertà.
E si copre e si scopre quel corpo silenzioso... Essere di un abisso ormai dimenticato e si odono le linee di quel lenzuolo e si odono le sue parole mute... Avvicinati a me re degli abissi donami il tenero frutto della tua vita lacerata... e ascolto il suono dei ricordi e ascolto le melodie di quei violenti giochi Sorrido di pianto Ed intravedo il tuo sguardo malefico La tua bugiarda innocenza ti richiama... e sento quell'acqua scorrere... ho paura e ascolto l'ansia delle mie vene Sorido di pianto e ti scopri re degli abissi... e mi tuffo... l'acqua è profonda... e il tuo lenzuolo mi accarezza nel dolore.