Sono solo scivolato nella stanza accanto. Io sono io e tu sei tu. Quello che eravamo l'uno per l'altro, lo siamo ancora. Chiamami col mio solito nome. Parlami nel modo in cui eri solita parlarmi. Non cambiare il tono della tua voce. Non assumere espressioni forzate di solennità o dispiacere. Ridi come eravamo soliti ridere dei piccoli scherzi che ci divertivano. Gioca... sorridi... pensami... prega per me. Lascia che il mio nome sia la parola familiare che è sempre stata. Lascia che venga pronunciato con naturalezza, senza che in esso vi sia lo spettro di un ombra. La vita ha il significato che ha sempre avuto. È la stessa di prima. Esiste una continuità mai spezzata. Che cos'è la morte se non un incidente insignificante? Dovrei essere dimenticato solo perché non mi si vede? Sto solo aspettandoti, è un intervallo. Da qualche parte molto vicino, proprio girato l'angolo. Va tutto bene.
Il cuore ha un sentiero che passa attraverso la luce degli occhi, percepisce il profumo nascosto nel fondo blindato dove non arrivano le riflessioni, si lascia abbagliare da melodie di voci. Nel giardino d'autunno dove non nasce erba di domani poiché l'inverno spoglia le foglie di pensieri, i fiori della vita sentono più forte il desiderio prima di addormentarsi nei deserti di sogni senza sole.
Non è ancora chiaro se siano finiti del tutto gli anni in cui eravamo distratti.
Non ci accorgevamo che le nostre cellule sfinivano e quelle nuove arrivavano e quelle di nostro padre andavano a male.
Negli ospedali camminavamo dritti verso un letto non giravamo mai lo sguardo in corsia sentivamo le canzoni ci abituavamo alle peggiori le ricantavamo forte per non sentire notizie davvero vere.
Come certi prestigiatori ci infilavamo lastre sottili di ferro a dividere la parte sopra l'ombelico da quella sotto e non diteci che non sapete quale porgevamo alle ragazze? E non diteci che non sapete che la loro richiesta non l'ascoltavamo con precisa distrazione e scelta?
Ai funerali pensavamo ad altro se ci andavamo impegnati a rendere coerente l'epitaffio uno che se l'è cavata.
Fatti di pezzi di uomo messi insieme con pazienza orefice, braccia e orecchie conserte eclissi parziale di occhi. Camminavamo sul filo, con in bocca il cucchiaio, sul cucchiaio l'uovo, sull'uovo il peso del cielo.