Scritta da: Michele Cannella
in Poesie (Poesie personali)
Che ne verrà di noi uomini del contorno
Se l'inessenziale un giorno
Scapiterà nel baratro secco
Per cui fango è l'adorno
a similità di un'unghia in un becco?
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Che ne verrà di noi uomini del contorno
Se l'inessenziale un giorno
Scapiterà nel baratro secco
Per cui fango è l'adorno
a similità di un'unghia in un becco?
Siccome ti chiedo troppo
non più disturbo richiedo
alle tue docili membra
ricolme di penombra
in questa sera: odo rimpianti
venir dal deserto, più di uomini assetati
sull'orlo del miraggio,
più di gazzelle ormai certe
della vision di cipressi:
sento il compianto
di civette, stornelli in piena
arsura che fan dell'aria inesistente
un matton che grave è poco a dirgli!
Son sicuro che lì, dove tu sei, riposi in una melodia
di merli,
le coccole profumate fan di te un giunco:
dondola, e gli steli ti fan sottile!
Tutto li è vivente ed io qui
in questo lamento infinito di beduino
che ti ricordo: nel mormorio tunisino!
Carreggiata innevata, lieve tempesta
calante; sapor di festa!
Lieti stupori mi fingo.
Verbi invani di voi mi inondo.
Senza certezza, oramai, questa perfetta mia via:
per pensieri falsi sono spinto
si che certo vado affondo!
Non per questo io mi perdono.
Cosa faccio?
Mi abbandono.
Oh! Il seguir di desideri spinti oltre
or l'amor: diventa arte!
La voce chiara divien un murmure.
Scandisce: <oh mia stella, ora si parte>
in diversa via or mi immergo:
deserto che contieni granelli
di mondo; perle di cielo
si, come son io ma coperte da un velo
donante loro un gaudio simil a quello dell'eterno grembo:
esse sembran accennare:
caro mare placa le nostre ire:
ire, si, di un antico avvenire.
Si sta in luglio
Come pesche appen raccolte,
Della sabbia lui il figlio:
Quel bimbo che raccoglie in molte
le conchiglie che fan dell'esasperante tempo
Un ciglio: dalle radici sconosciute!
Si sta in luglio
Non mi convien quel mietitor
Dell'inverno, ascoltar quell'infinito idillio:
Or mi convien pensar al cor!
Si sta in luglio
Lo sferrar carte dal mazzo,
Vedere intanto l'orizzonte imbrunire vermiglio
e io con contenuto scompiglio: quel semicerchio pazzo!
Ecco il crepuscolo: io mi ammazzo!
E del riposante venditor: (della vita) l'eterno sbadiglio!
Oh sonora mia agenda grondante
di lievi e freschi desideri:
il primo fu di quel viandante
che, con passo di volpe, si aggirò per Castel di ieri
Il secondo lo vidi coi miei occhi:
un serio e impassibile vecchiarello
operante sui mattutini finocchi:
Quelli la sua tela: lui il macchiato pennello!
Il terzo e l'ultimo:
per me più bella cosa:
Il vento si emozionò
Un sospiro calò
dai monti accesi e nacque una rosa:
di tutti i fiori ero il primo
in quel martirio dell'Appennino!