Accesi il sorriso d'un'altra, da allora le notti mi inghiottono frenetiche. Vorrei stringerti, ma le luci bussano già e i respiri si fanno insistenti, di certo, dall'altra parte del mondo, un altro uomo uccide i suoi silenzi.
Il vento si adopera a portar il suo respiro, è freddo quando serpeggia tra le sterpaglie accatastate, ai margini del rude capanno senza vita, verdeggiano di muschi e licheni le rocce, che affiorano dal sentiero pervio, non lontano i pini nudi baciano un cielo elegante, dove essi infittiscono l'ombra li inghiotte, in un desio di lieve malinconia.
Corresti esultante incontro a uno spicchio di cielo terso lasciando la pioggia proporsi esausta tra i vigneti inermi dal triste spoglio. La notte spazientì concedendosi dai rivi traboccanti alle piane impervie nell'autunno appena scorto. Dalla veglia delle stanche mura la luce graffiò gli specchi d'argento quando supina il sonno ti sorprese. E al contempo la luna si ribellò alle nubi arrestandone l'inquieto pianto. Non c'erano che i tuoi silenzi a dipingere il volto della solitudine in fondo alla stanza dove morivano i respiri allorché sedettero in disordine i colori ineleganti dell'acerbo inverno un altro giorno passò ferendo a piedi nudi i campi innevati inseguendo la tua dolce follia.