Mentre ammiro estasiato la beltà del tuo corpo il mio spirito s'accende di vermiglio amore; l'aria, la terra che ti circonda è piena di profumi mentre i raggi del sole appena levato incoronano di rose e di lillà il tuo bel volto. Al tuo dolce guardare, al tuo sorriso candido, alla tua voce angelica l'erba diventa verde, i fiori si colorano, il mare si placa e il cielo si rasserena.
Sussurrandoti "addio amore", farò in modo di non rimpiangere troppo la vita. Abbandono, per un attimo, la mia emozione per conoscere solo la tua. Non hai capito la mia ammirazione verso di te; forse non hai compreso che quel sentimento ch'io nutrivo per te, chiamato amicizia, nel mio cuore aveva un nome diverso, un nome breve e bello che non si dimentica.
Proprio adesso, sulla morbida sabbia ti strinsi a me, sussurrando le poche banali parole che usano i timidi. Non ti dissi nulla, ma sentii, dopo secoli, la delicata fragranza del tuo corpo che vidi ed amai sotto le lucenti cupole d'oro di s. Marco quando, tornato vincitore dalla guerra più sanguinosa che Venezia avesse visto io, mia bella amata, ti feci regina.
Quando cala il sole e la sera distende il suo velo si risvegliano nel mio cuore antiche dolcissime passioni. E mentre la notte senza stelle si dissolve nel buio infinito rinasce in me il desiderio di avere accanto, per un attimo, la mia Sandrina. Pronunciare il suo nome, sentire la voglia ardente di gettarmi felice, come un bambino, tra le sue braccia, avvertire il piacere inafferrabile di baciare le sue labbra carnose, il profumo intenso di lillà del suo corpo armonioso. Sono questi i momenti più belli della mia vita che continuo a vivere e a sognare.
Nel retro della mente frammenti del passato si mescolano alle nubi della tristezza, dove un'aria d'animazione stimola il sapore dell'eternità, in un nido di luce dimenticata. Pensieri stanchi ammutoliti balenano al limite della coscienza una timida aurora di collera; il tempo, ormai affaticato, riprende allora la sua mollezza quotidiana, per vivere la durata di una fine invisibile. Nel sentiero delle rimembranze passato e futuro, attanagliati e spenti, scivolano nella memoria di uno spazio, mentre una voce melata asciutta di immagini irrequiete indora di bacini d'ombra l'epoca segreta di ricordi nebulosi, alla ricerca del volto triste di recondite dimensioni.
Sotto un lembo di cielo spogliato gocce di luna e di colore scivolano leggere come perle di mercurio, la vergogna sopravvive nel sipario delle abitudini là dove il tramonto d'un bagliore moribondo incupisce senza vaghezza la strada del tormento. Sentire la vertigine che inganna gli anni, aprire cascate di luce nel ghiacciaio dell'universo, capire gli uomini, per distrarsi dalla solitudine popolata dal silenzio dei ricordi, amare senza misura con la fame dell'anima che fa vacillare il cielo mentre la fine è lì, invisibile, simile a cuscinetti di aliti infedeli. L'ultimo crepuscolo s'innalza a consacrare le agonie solenni annunciate, per sprofondare nella palude della tristezza; il regno delle rovine perpetua la voglia di vivere per ritagliare istanti nel velluto del tempo. La giovinezza non ha illusioni quando la natura inganna, la vecchiaia, invece, torna su come una nausea a presagire nella breve trasparente eternità la fine di un giorno che sa di crudo sarmento.
Nel mare tiepido delle vertigini attorto agli sterpi di aride secche il tempo aggioga al buio della notte l'abisso flebile d'una luce livida. La mollezza fluttuante del tempo si addensa nell'aria mentre gela la polvere bianca di montagne dimenticate. Folate di brina mordente velate di sudicie brume ingiallite proiettano per terra ombre polverose di rugiada stordita. Nel cielo pallido velato di bianco tra pozze di lune il mormorio instabile delle onde urta l'udito esausto verso l'oscurità argentata. Sotto la trama delle sensazioni il silenzio sprezzante della tristezza fruga lamentoso senza dimensioni segrete il dondolio incalzante del cammino onirico nei paesi dell'anima.