Molte volte ho studiato la lapide che mi hanno scolpito: una barca con vele ammainate, in un porto. In realtà non è questa la mia destinazione ma la mia vita. Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno; il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura; l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti. Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita. E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano la barca. Dare un senso alla vita può condurre a follia ma una vita senza senso è la tortura dell'inquietudine e del vano desiderio — una barca che anela al mare eppure lo teme.
Niente cancellerà via l'amore, né i litigi né i chilometri. È meditato, provato, controllato. Alzando solennemente i versi, dita di righe, lo giuro: amo d'un amore immutabile e fedele.
Il fumo del tabacco ha roso l'aria. La stanza è un capitolo dell'inferno di Kruchenych. Ricordi? Accanto a questa finestra per la prima volta accarezzai freneticamente le tue mani. Oggi, ecco, sei seduta, il cuore rivestio di ferro. Ancora un giorno, e mi scaccerai, forse maledicendomi. Nella buia anticamera, la mano, rotta dal tremito, a lungo non saprà infilarsi nella manica. Poi uscirò di corsa, e lancerò il mio corpo per la strada. Fuggito da tutti, folle diventerò, consunto dalla disperazione. Ma non è necessario tutto questo; cara, dolce, diciamoci adesso addio. Il mio amore, peso così schiacciante ancora, ti grava sopra lo stesso, dovunque tu fugga. Lasciami sfogare in un ultimo grido l'amarezza degli offesi lamenti. Se lo sfiancano di lavoro, un bue, se ne va ad adagiardi sulle fredde acque. Ma, al di fuori del tuo amore, per me non c'è mare, e dal tuo amore neanche col pianto puoi imetrare tregua. Se l'elefante sfinito cerca pace, si stende regalmente sulla sabbia arroventata. Ma, al di fuori del tuo amore, per me non c'è sole, e io non so neppure dove sei e con chi. Se così tua avessi ridotto un poeta, lui avrebbe lasciato la sua amata per la gloria e il denaro ma per me non un solo suono è di festa oltre a quello del tuo amato nome. Non mi butterò nella tromba delle scale, non ingierò veleno, non saprò premere il grilletto contro la tempia. Su di me, al di fuori del tuo sguardo, non ha potere la lama di nessun coltello. Domani dimenticherai che ti ho incoronato, che l'anima in fiore ho incenerito con l'amore, e lo scatenato carnevale dei giorni irrequieti socompiglierà le pagine dei miei libi... Potranno mai le foglie secche delle mie parole trattenerti un momento per aspirare avidamente? Ma lascia almeno ch'io lastrichi con un'ultima tenerezza il tuo passo che s'allontana.