Scritta da: Pietro Rizzo
in Poesie (Poesie d'Autore)
Da Frecciate
Tu scrivi che il Carducci è un'ardua quercia
Che i fruttiferi rami all'aria spande...
E chi tel può negare, anima lercia,
Se ingrassato ti sei con le sue ghiande?
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Tu scrivi che il Carducci è un'ardua quercia
Che i fruttiferi rami all'aria spande...
E chi tel può negare, anima lercia,
Se ingrassato ti sei con le sue ghiande?
Amore, amore non dammi riposo,
Amore, amore il mio seno ha corroso;
Alzar le ciglia, e guardarlo non oso
Quel Dio pietoso, che me volse amare.
O santa piaga del lato di Cristo,
Da che al tuo sangue il mio pianto s'è misto,
ii paradiso dell'anima ho visto,
Al cui conquisto mi voglio affrettare.
Con le mie mani tremanti t'attingo,
Con labbra smorte ti bacio, ti stringo,
Del tuo colore quest'anima tingo,
E più la spingo e più vuol penetrare.
Ii sapor dolce, la grata fragranza
Più sempre accende la mia desianza;
O mia dolcezza, mia sola speranza,
Mia sola amanza, in te vommi mutare.
Amore, amore, amor solo, amor santo,
Deh! Com'è dolce morirti da canto,
Com'è suave distruggersi in pianto,
E in un mar santo di luce affogare!
Dicean ghignando che a la donna sola,
A la rejetta, a l'esule, a la mesta,
Non più l'arte, che inalza e che consola,
Darebbe fiori per la bionda testa.
La Musa, invece, intorno ad essa vola
Sempre fida qual pria, nobile, onesta
E fa negl'inni udir la sua parola
Che memorie e speranze in lei ridesta.
Insieme van così lungo il sentiero
Triste del mondo, che soltanto ha fine
Ne l'alta erba là giù del cimitero.
Ingombro è il suol di rettili e di spine,
Di minacciose nubi il cielo è nero,
E pur cantano ancor le pellegrine.