Poesie inserite da Rosa Coddura

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Scritta da: Rosa Coddura

Messaggi dal cielo

Forse il cielo stanotte
somiglia ad una grande lavagna nera,
ed il gesso sono le stelle,
punti messi a casaccio,
forse per il timore di un mancato abbraccio
che vorrei unire
per formare quello che vorrei dire.

Chissà, non sono solo desideri,
messaggi dal cielo,
mandati da qualcuno che lo sta guardando
da un posto diverso dal mio,
rimane comunque sempre
il nostro cielo,
che i nostri messaggi regge,
e per chi lo sa leggere,
ho scritto versi che nemmeno
le nuvole hanno mai saputo cancellare
ma la luna le ha rafforzate
ricalcandole di un giallo luminoso,
neanche il temporale è riuscito mai a lavarli via
è forte la mia poesia.
deve arrivarti, arriverà ne sono certa,
l'ho lasciata al cielo come mia offerta.

Sono parole, sono dei desideri,
che si lasciano esprimere dai sentimenti
che sentono veri.
Composta domenica 16 giugno 2013
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    Scritta da: Rosa Coddura

    Oltre le parole

    Mi capita di soffermarmi sulle tue poesie
    vorrei saper leggere il labiale delle tue righe,
    per scandire meglio ogni tuo pensiero.

    Sei tu che con le tue poche parole
    riesci a suonare le corde di me stessa,
    chi con la complicità del tempo le aveva scordate
    non sapeva più comporre.

    Le parole giuste che toccano
    sai disporre,
    oltre le parole c'è un mondo d'emozioni.
    Composta giovedì 20 giugno 2013
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      Scritta da: Rosa Coddura

      Come le rose

      Non son giuste tante cose
      come le spine
      che hanno le rose,
      ma è così anche
      la nostra esistenza,
      delicata e fragile come i suoi petali
      è pungente quando
      non riusciamo a spiegarci perché
      si avverano situazioni spiacevoli
      quando tutto quello che vogliamo
      s'è ferito
      ma questo sangue
      comunque
      non sì è pentito
      nonostante il dolore
      che abbiamo patito
      dalle nostre ferite
      qualcosa abbiamo capito,
      sono le esperienze
      che abbiamo vissuto
      e quelle che dobbiamo ancora vivere,
      possiamo ancora sorridere.
      Ma è per proprio questo che le rose
      sono belle,
      le amiamo nonostante
      corriamo il rischio di ferirci
      e come la vita colgo
      il suo colore e il suo profumo
      sfidando le sue spine
      rese intriganti
      per il gusto di andare avanti,
      forse bisogna ferirsi un po'
      per apprezzar la vita,
      capendo la sua inestimabile
      bellezza e il suo valore.
      Composta domenica 19 maggio 2013
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        Scritta da: Rosa Coddura

        Stanchezza

        Mi sono stancata di tante cose,
        le mie speranze erose,
        le mille porte chiuse
        e le tue parole confuse.

        Sono stanca di dover aspettare,
        di vedere le mie certezze crollare
        dal cinico soffio altrui,
        macerie offerte ai miei periodi bui,
        sono stanca, la mia schiena
        porta il peso d'ogni pena.

        Sono stanca delle persone,
        delle loro parole vuote al vento
        parole offerte come la mela
        ad Eva, che alla tentazione
        cedeva, e come una Biancaneve
        ingenua,
        avvelenano l'anima
        nessuna parola più m'attenua,
        più mi frega,
        il mio io le nega,
        parole vuote al vento
        che ingannano il mio orecchio,
        quell'inutile cicaleccio,
        ed ogni stupido rumore molesto,
        di quel loro ciarlare,
        senza mai un'attimo stare ad ascoltare.

        Sono stanca dalla società che vive di stereotipi,
        di un aspettarsi dagli altri,
        gli alternativi che si credono scaltri,
        di caratteri diversi, controversi,
        di prototipi da testare,
        altri che ti sanno solo scartare
        e giudicare,
        di persone che fingono d'amare,
        ma la tua fiducia sanno gettare.

        Mi annoiano le regole,
        gli arrampicatori sociali,
        chi non crede o non ha più ideali
        le persone convinte,
        illudendosi d'essere poeti
        per le parole da loro scritte,
        e la gelosia che ne scaturisce.

        Sono stanca e non so se si vede,
        d'ascoltare anche lamentele,
        per chi si intrappola
        tra le sue stesse ragnatele,
        e io che sono stretta alle chele
        della vita,
        nonostante tutto
        non è ancora finita
        non gliela darò mai vinta.
        Composta sabato 25 maggio 2013
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          Scritta da: Rosa Coddura

          Tempo fermo

          Sono scesa per ingannarti, tempo.
          Vero, ti sto prendendo in giro,
          ma tu invece di assistermi
          adesso che son libera,
          dormi come un ghiro,
          giocandomi un brutto tiro.

          La noia mi hai lasciato sul quel piatto
          prima del tuo letargo.
          L'hai lasciato freddo e crudo per dispetto
          con la monotonia del solito gusto
          ormai indigesto,
          mi serve la soluzione presto!
          Troppo tardi, soffro di depressione
          e penso che al tuo sfregio non vi sia guarigione.

          Cerco di tenere gli occhi aperti
          ma l'evoluzione della noia
          è la stanchezza,
          uno strano senso di tristezza,
          mi mette addosso i suoi occhiali
          scuri per non vedere nel giorno i segnali
          mi alzo e lei crudele
          mi vuol fare uno sgambetto,
          barcollante m'appoggio al quel muro
          dove si riflette un'ipotetico futuro.

          Cosa ho ancora da scrivere,
          il tempo che ho annoiato per non sorridere.
          Ma cosa credi? Forse niente più mi aspetto
          ti lascio dormire subendo il tuo narcolettico effetto.

          Sono scesa per ingannarti, tempo,
          quando il mio mondo mi sembrava fermo,
          cerco distrazione nella confusione dei passanti,
          nelle vetrine i miei desideri e rimpianti,
          l'invidia per due giovani amanti
          per noi che oramai siamo distanti
          colmata dalla tenerezza dei bambini in quegli istanti,
          in una libreria a sfogliar qualche libro,
          su quella tastiera dove ho lasciato i mio timbro,
          cerco, cerco di stimolarti, tempo.

          Quando non ho niente da fare,
          nessun desiderio sa più respirare,
          non so più elaborare
          perché l'apatia non mi lascia ispirare,
          neanche a queste parole un senso so trovare,
          come insieme le ho messe non so spiegare,
          ma le scrivo per non dimenticare.

          Quando sono attiva
          è lì che mi sento viva,
          ma quando ti sveglierai,
          sarò stanca io
          trascinata dal tuo oblio.

          Ed io tempo il tuo scorrere, confermo,
          quando alle volte ti vorrei fermo,
          a me contrarie ore,
          ticchetii che ascolto dal mio cuore,
          un giorno cesserà come l'orologio appeso al muro,
          pompa il mio soggiorno
          al tempo che ho perso non c'è più ritorno.

          Sono scesa per ingannarti, tempo,
          credo che in un'uscita
          l'esercizio di una vita,
          perché a guardarti dormire m'annoio,
          ed io lentamente muoio.
          Composta sabato 18 maggio 2013
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            Scritta da: Rosa Coddura

            L'illusione delle favole

            Credevo di poter volare,
            stendendo le mie braccia al vento
            e con un slancio in una rincorsa
            spiccare il volo,
            e con la stessa perseveranza
            che ci mettevo
            dondolandomi con forza
            dall'altalena volendo
            almeno sfiorare il cielo.

            Credevo alle favole,
            a quella principessa
            che scopre la sua metà
            baciando un ranocchio,
            a quella scarpa persa
            per fuggire allo scadere
            del tempo prefissato
            perché l'incantesimo s'era già spezzato,
            lasciare sul gradino quella scarpa
            e andar alla ricerca disperata
            di chi la sera prima l'aveva calzata
            il vissero "felici e contenti",
            il coraggio di riuscire a sfidare
            tutti gli eventi,
            e passar il resto dei nostri giorni
            nelle sale danzanti
            del nostro castello.

            Credevo che tutti i miei
            personaggi disegnati,
            le mie bambole,
            i miei pupazzi, i giocattoli,
            potessero prendere vita,
            con l'ausilio della mia sola voce,
            creando per loro un mondo,
            una storia
            che mi facesse sentire meno sola.

            Credevo all'esistenza
            di personaggi leggendari,
            aspettando di nascosto,
            sveglia la notte di natale,
            per la voglia di scoprire
            il volto di babbo natale,
            scoprendo poi con delusione
            che non esisteva.
            La luce accesa
            per vegliar sul mio sonno,
            aver paura di un'ombra,
            i soldi sotto il cuscino,
            la ricompensa di aver lasciato
            il mio dentino.

            Crescendo poi mi sono accorta,
            che c'era la realtà pulsante
            fuori dalla porta,
            non si poteva volare con un salto,
            neanche la specialità olimpica
            del salto in alto aiutava,
            nessuno slancio con forza
            dall'altalena mi avrebbe mai potuto
            far toccar il cielo,
            forse con l'immaginazione
            dell'amore,
            ma non esisteva nessuna Cenerentola,
            nessuno personaggio che i grandi
            per me avevano appositamente inventato,
            nessuno essere leggendario
            di cui mi avevano narrato
            esisteva
            solo una dimensione onirica
            che nel passato mi aveva
            delicatamente cullato.

            E come tutte queste parole vuote
            prive di sostanza,
            avevo creduto al nostro amore,
            a come un solo saluto
            potesse farmi cambiare
            la direzione delle mie labbra,
            a come mi batteva forte il cuore,
            e la tua assenza
            che in me provocava dolore.

            Ma ho immaginato,
            ho solo sognato,
            lasciandomi incantare
            dall'ennesima favola
            che per me era reale,
            ma è stata la realtà
            a non essere leale,
            offrendoci solo la metà
            della felicità.
            Sono stata ingenua
            come quando ero bambina,
            credevo all'aiuto
            della "fatina",
            ma lottare contro le difficoltà
            della vita non ci è bastato,
            adesso mi sento solo una cretina,
            è stata tutta un'illusione,
            ho creduto ad un'inutile infatuazione,
            le poesie, le stupide parole,
            altrettanto stupide come
            quelle che sto scrivendo,
            provando rabbia per queste parole
            povere innocenti trasmittenti
            del mio dolore,
            e non sono dentro a un libro
            la cui fine è stata scritta bene.
            Adesso non sono più
            la principessa da salvare,
            sono la strega di ghiaccio
            che nessuno può amare.

            Sono solo un'illusa,
            adesso la porta
            è stata di nuovo chiusa,
            confusa è la realtà
            che mi ha delusa.
            Composta domenica 12 maggio 2013
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              Scritta da: Rosa Coddura

              Sono nata anch'io chitarra

              Strumento
              dai muliebri lineamenti,
              con te ho scoperto
              nuovi sentimenti,
              con le dita ti sfioro,
              con armoniosa cura
              ti esploro,
              sei custode
              di ciò che adoro.
              Quante volte provo
              a far vibrare
              le tue corde,
              perdendomi tra le note
              improvvisando una canzone,
              raccontando di un emozione.
              Fedele compagna di spiaggia,
              Sono nata anch'io chitarra,
              e per un errore,
              un mal tentativo
              suona il dolore,
              ma stona il mio cuore,
              di una corda
              troppo tirata,
              perché alla fine
              quella parte di me
              s'è spezzata,
              dallo sporco suono
              che che prima morde
              e dopo rompe.
              Composta mercoledì 24 aprile 2013
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                Scritta da: Rosa Coddura

                Confessioni e promesse

                Il calor delle lenzuola
                ispira certe voglie
                che lo sguardo tuo non stoglie
                anzi, il gelo dentro mi scioglie,
                e anche se stanca
                il tuo abbraccio mi manca.

                Il mio corpo abbranchi
                desideri si cercano ai fianchi,
                non resisto
                insieme cediamo all'istinto,
                ci lasciamo governare
                prima che l'oscurità
                ci abbia estinto.

                Mi lascio avvolgere
                dalla tua pelle
                che mi fa da coperta,
                rifletto nei tuoi occhi la mia fantasia
                scoperta,
                sentirmi protetta
                come una bambina,
                così su te metto la testa china.

                Le tue labbra morbido guanciale,
                per le mie lacrime
                che da te si lascian assaporare.
                Tutte le lacrime che gli occhi si lasceran'cadere,
                hai detto che le tue labbra
                il suolo le non lasceran'temere.
                Il tuo pensiero mi è vicino,
                prima di ogni sguardo e mano
                come l'immagine del riflesso del lago.
                Composta giovedì 25 aprile 2013
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                  Scritta da: Rosa Coddura

                  Rivoluzione

                  Vorrei i cambiamenti
                  messi in atto da una rivoluzione
                  di un popolo tassato, affamato
                  portato all'esasperazione.
                  Vorrei, i nostri vorrei
                  son sogni da folli plebei
                  Lavoratori messi in cassa integrazione
                  altri a cui tolgono un'occupazione
                  famiglie precarie
                  in mal nutrizione
                  persone in attesa della pensione
                  rispettate il primo articolo della
                  costituzione,
                  dove mai sarà la soluzione?
                  Alziamo barricate
                  liberiamoci delle barbarie
                  marciando, inneggiando
                  perché chi sta "governando"
                  ci sta ammazzando
                  Aboliamo il magna magna
                  offesa di chi poco e niente guadagna
                  gente stanca, chi ormai campa?
                  Scrivo la mia indignazione
                  tutto intorno è in distruzione
                  spaccio e prostituzione,
                  quando mai sarà la guarigione?
                  Gente alle soglie del fallimento
                  chi è già in uno stato di completo
                  esaurimento,
                  non dormire la notte
                  per questo tormento,
                  chi è suicida
                  di questa vita ormai più non si fida,
                  lasciando al pianto dei cari
                  l'eredità e le sue inascoltate grida
                  Lavoro. Chiedono il curriculum,
                  se prendono te
                  è vinta la lotteria
                  Curriculum per qualsiasi mansione,
                  occhio, non perdere quell'occasione,
                  ma sei uno dei tanti,
                  posti già presi da raccomandati
                  e da volti per loro rassicuranti.
                  Ti chiedono esperienza
                  sono i primi a non portar
                  ai giovani pazienza.
                  poi siamo noi "choosy",
                  ma sono loro ottusi.
                  "Sono aumentati i negozi di compro oro"
                  Grazie! Non c'è lavoro,
                  mangiar è lusso,
                  la società è reflusso,
                  strade di gente povera,
                  dove può si ricovera,
                  li ho visti rovistare nella spazzatura
                  la vita è davvero dura.
                  Accendi la televisione
                  la solita discussione,
                  politica e processi
                  sprechi ed eccessi,
                  cambi canale, c'è quella storia
                  e il pancione,
                  il vip e il traditore
                  esaltati di gloria
                  senza ragione,
                  l'inutile e frivolo
                  romanzo da copione.
                  Canto la mia canzone
                  perché voglio la rivoluzione,
                  forse sono solo parole,
                  ma voglio smuovere la pubblica opinione.
                  Composta venerdì 10 maggio 2013
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                    Scritta da: Rosa Coddura

                    Una così toccante verità

                    Ho cercato di stendere
                    le braccia al mondo,
                    cercare in lui
                    un sostegno
                    un conforto,
                    riscoprirmi in ogni
                    suo difetto
                    e credere che nessuno
                    sia perfetto,
                    riscoprirmi
                    e vedere se su di me
                    avesse qualche effetto,
                    ho voluto conservare
                    un po' della sua terra
                    sulle mani
                    e far finta
                    che ci sia un domani,
                    alle prime luci dell'alba,
                    vedere il fratello sole
                    che gli sorrideva,
                    offrendogli un'altro giorno
                    e il tiepido
                    abbraccio del suo splendore,
                    la felicità filtrava
                    dai suoi raggi
                    per il suo ritorno,
                    cogliere il primo fiore
                    recagli dolore,
                    con la consapevolezza
                    di togliergli la vita
                    e sentirsi
                    un'omicida,
                    soltanto per il suo odore,
                    e rivestirsi del colore
                    dei suoi petali
                    per espiar le colpe.

                    Ho creduto
                    di abbracciare il mondo,
                    che la pace
                    non sia utopia
                    e la fratellanza
                    non sia una pazzia,
                    ho immaginato
                    eppure sentivo urla,
                    voci strazianti,
                    ira deliranti,
                    poi mi sono svegliata
                    era solo un sogno,
                    affacciandomi alla finestra,
                    vedevo che ogni certezza
                    si era già persa,
                    il cielo era grigio,
                    il fiore già colto,
                    il prato una distesa
                    di sporca e triste realtà,
                    nel suo verde spento
                    una così toccante verità.
                    Composta mercoledì 20 marzo 2013
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