Poesie preferite da Sophíe

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Per la verità, io non ti amo coi miei occhi

Per la verità, io non ti amo coi miei occhi,
perché essi vedono in te un mucchio di difetti;
ma è il mio cuore che ama quel che loro disprezzano
e, apparenze a parte, ne gode alla follia.
Né i miei orecchi delizia il timbro della tua voce,
né la mia sensibilità è incline a vili toccamenti,
né il mio gusto e l'olfatto bramano l'invito
al banchetto dei sensi con te soltanto.
Ma né i miei cinque spiriti, né i miei cinque sensi
possono dissuadere questo mio sciocco cuore dal tuo servizio,
avendo ormai perso ogni sembianza umana,
ridotto a schiavo e misero vassallo del tuo superbo cuore.
Solo in questo io considero la mia peste un bene:
che chi mi fa peccare, m'infligge pure la penitenza.
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    Scritta da: Lella Mcidw

    Sonetto 92

    Fai pure del tuo peggio per sottrarti a me,
    ma per tutta la vita mi apparterrai:
    vita che non durerà più a lungo del tuo amore,
    perché essa completamente da quell'amore dipende.
    Non devo perciò temere il massimo dei mali,
    dal momento che il minimo di essi mi può causare la fine;
    esiste per me un più felice stato
    di questo continuo dipendere dai tuoi umori!
    Tu non puoi torturarmi con la tua incostanza,
    ne va della mia vita col tuo disdegno.
    Oh, quale titolo alla felicità posseggo:
    pago di avere il tuo affetto, contento di dover morire!
    C'è cosa tanto bella che non tema macchia?
    Tu potresti ingannarmi e io non saperlo.
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      Scritta da: alessia14

      Gli occhi della mia donna non sono come il sole

      Gli occhi della mia donna non sono come il sole;
      il corallo è assai più rosso del rosso delle sue labbra;
      se la neve è bianca, allora i suoi seni sono bigi;
      se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo.

      Ho visto rose damascate, rosse e bianche,
      ma tali rose non le vedo sulle guance;
      e in certi profumi c'è maggior delizia
      che non nel fiato che la mia donna esala.

      Amo sentirla parlare, eppure so
      che la musica ha un suono molto più gradito.
      Ammetto di non aver mai veduto incedere una dea,
      ma la mia donna camminando calca la terra.

      Eppure, per il cielo, credo il mio amore tanto raro
      quanto qualsiasi donna travisata da falsi paragoni.
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        Scritta da: Robertyna Superbyna
        Questo amore
        Così violento
        Così fragile
        Così tenero
        Così disperato
        Questo amore
        Bello come il giorno
        E cattivo come il tempo
        Quando il tempo è cattivo
        Questo amore così vero
        Questo amore così bello
        Così felice
        Così gaio
        E così beffardo
        Tremante di paura come un bambino al buio
        E così sicuro di sé
        Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
        Questo amore che impauriva gli altri
        Che li faceva parlare
        Che li faceva impallidire
        Questo amore spiato
        Perché noi lo spiavamo
        Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
        Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
        Questo amore tutto intero
        Ancora così vivo
        E tutto soleggiato
        È tuo
        È mio
        È stato quel che è stato
        Questa cosa sempre nuova
        E che non è mai cambiata
        Vera come una pianta
        Tremante come un uccello
        Calda e viva come l'estate
        noi possiamo tutti e due
        Andare e ritornare
        Noi possiamo dimenticare
        E quindi riaddormentarci
        Risvegliarci soffrire invecchiare
        Addormentarci ancora
        Sognare la morte
        Svegliarci sorridere e ridere
        E ringiovanire
        Il nostro amore è là
        Testardo come un asino
        Vivo come il desiderio
        Crudele come la memoria
        Sciocco come i rimpianti
        Tenero come il ricordo
        Freddo come il marmo
        Bello come il giorno
        Fragile come un bambino
        Ci guarda sorridendo
        E ci parla senza dir nulla
        E io tremante l'ascolto
        E grido
        Grido per te
        Grido per me
        Ti supplico
        Per te per me per tutti coloro che si amano
        E che si sono amati
        Sì io gli grido
        Per te per me e per tutti gli altri
        Che non conosco
        Fermati là
        Là dove sei
        Là dove sei stato altre volte
        Fermati
        Non muoverti
        Non andartene
        Noi che siamo amati
        Noi tu abbiamo dimenticato
        Tu non dimenticarci
        Non avevamo che te sulla terra
        Non lasciarci diventare gelidi
        Anche se molto lontano sempre
        E non importa dove
        Dacci un segno di vita
        Molto più tardi ai margini di un bosco
        Nella foresta della memoria
        Alzati subito
        Tendici la mano
        E salvaci.
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          Scritta da: Kiron
          L'amore immenso, ma evanescente
          la vita che piano si consuma
          la polvere e il vento

          I giorni in cui sono polvere
          e i giorni in cui sono vento

          A spasso fra i sogni
          come il re dei mondi

          Vagabondo della vita
          a mendicare l'amore

          Ma oggi sono il vento
          che fa danzare la polvere
          e sono la polvere che danza
          abbracciando il cielo

          ~ La polvere e il vento.
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            Scritta da: Oliviero Amandola

            Notturno

            Notturno,
            tutto tace,
            tutto profuma di te.

            Ti vedo li,
            seduta sul dondolo che dormi,
            tutto si è fermato per farti sognare tranquilla.

            Notturno,
            che di stelle la sera colora,
            due anime avvolte all'unisono, nel tempo in cui siamo,

            tutto è silenzio,
            nulla si muove,
            solo leggeri sguardi volano nel vento.

            Siamo aria nascosta tra le labbra,
            baci strisciati tra i sentieri del cuore,
            labirinti di riflessi tra i passi di due maschere,

            corpi che si raccontano tra il sapore della pelle,
            fiori nascosti,
            tra il buio e gli stormi.

            Siamo soli,
            sottomessi in un gioco di silenzi,
            ci allontaniamo, nell 'attesa che trasudi sulla nostra pelle
            un fresco sapore di pioggia,

            bevendo la stessa luce che flebile scende dalla luna
            accennato chiarore
            mentre tacciono gli sguardi.

            Notturno in mezzo a noi,
            sottovoce crolla la notte,
            tutto è silenzio,
            e tutto tace.
            Composta mercoledì 6 novembre 2013
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              Scritta da: Gabriella Stigliano

              Non disprezzare il poco

              Non disprezzare il poco, il meno, il non abbastanza
              L'umile, il non visto, il fioco, il silenzioso
              Perché quando saranno passati amori e battaglie
              Nell'ultimo camminare, nella spoglia stanza

              Non resteranno il fuoco e il sublime, il trionfo e la fanfara
              Ma braci, un sorso d'acqua, una parola sussurrata, una nota
              Il poco, il meno il non abbastanza.
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                Scritta da: Gabriella Stigliano

                Passa radiosa, come la notte tersa

                Passa radiosa, come la notte tersa
                dai cieli stellati;
                il meglio del buio e del fulgore
                si incontra nei suoi occhi
                addolciti a quella tenera luce
                che il cielo nega allo sforzo del giorno.
                Un'ombra in più, un raggio in meno, avrebbero
                in parte guastato la grazia senza nome
                che si posa sui capelli neri
                o illumina il volto con dolcezza,
                dove pensieri limpidi
                svelano pura e preziosa dimora.
                Su quella guancia, sopra quella fronte serena
                sorrisi e colori parlano di pacifici giorni,
                di un intelletto in armonia con tutto,
                di un cuore che ama innocente.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Capitano! Mio Capitano!

                  O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
                  la nave ha superato ogni ostacolo, l'ambìto premio è conquistato,
                  vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
                  occhi seguono l'invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
                  ma o cuore! Cuore! Cuore!
                  O gocce rosse di sangue,
                  là sul ponte dove giace il Capitano,
                  caduto, gelido, morto.

                  O Capitano! Mio Capitano! Risorgi, odi le campane;
                  risorgo - per te è issata la bandiera - per te squillano le trombe,
                  per te fiori e ghirlande ornate di nastri - per te le coste affollate,
                  te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
                  ecco Capitano! O amato padre!
                  Questo braccio sotto il tuo capo!
                  È solo un sogno che sul ponte
                  sei caduto, gelido, morto.

                  Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili,
                  non sente il padre il mio braccio, non ha più energia né volontà,
                  la nave è all'ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito,
                  la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
                  esultate coste, suonate campane!
                  Mentre io con funebre passo
                  Percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
                  caduto, gelido, morto.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz

                    Continuità

                    Nulla è mai veramente perduto, o può essere perduto,
                    nessuna nascita, forma, identità - nessun oggetto del mondo,
                    né vita, né forza, né alcuna cosa visibile;
                    l'apparenza non deve ingannare, né l'ambito mutato confonderti il cervello.
                    Vasti sono il tempo e lo spazio - vasti i campi della Natura.
                    Il corpo lento, invecchiato, freddo - le ceneri rimaste dai fuochi di un tempo,
                    la luce degli occhi divenuta tenue, tornerà puntualmente a risplendere;
                    il sole ora basso a occidente sorge costante per mattini e meriggi;
                    alle zolle gelate sempre ritorna la legge invisibile della primavera,
                    con l'erba e i fiori e i frutti estivi e il grano.
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