Vedo quello che non vedono tutti un privilegio dallo sguardo animale a volte un tarlo mi rende felice talvolta spalanco la porta alla tristezza non è esatto come un calcolo numerico ma mi spinge ad ascoltare i sensi con gli anni la capacità di "salvare con nome" questa fragilità, mi è maturata dentro. Non potendo avere sempre ciò che chiedevo al mondo, ho cambiato: scollando la mente dal corpo. Ci è proprio ciò che con le nostre mani restituiamo alla luce, magari in corrispondenza ad un'ombra.
Verrà un giorno in cui il dolore del mondo guarirà, da queste ferite rimarginate dipenderà il corso delle stelle. Ruberemo immagini al cielo, mentre la gravità preme. Segni nella resistenza dell'aria. Tutto è negato ad uno sguardo superficiale. Le nuove generazioni chiederanno il perché di tanto declino, di tanta edera nell'inconscio. Non sapremo, forse, dar loro risposte come nel finale di una serie televisiva.
Sono saltata dentro la tua musica, volevo fare esperienza di te, svolazzando tra i tuoi occhi liquidi. Ho viaggiato profondamente, giocando fuori casa, correggendo la tua ansia, mentre ti dipingevi le ciglia davanti ad uno specchio L'abitudine come un veleno ha agito sui nostri affrettati sentieri, mescolandosi al piacere. Tu mi hai detto "non aspettarmi", perché non sarà mai il nostro tempo opportuno. Hai carbonizzato i miei sogni in un secondo.