Poesie preferite da Simone Russo

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Scritta da: Thanaty
Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
in noi di cari inganni,
non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
palpitasti. Non val cosa nessuna
i moti tuoi, né di sospiri è degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T'acqueta omai. Dispera
l'ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Omai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l'infinita vanità del tutto.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Taci, anima stanca di godere

    Taci, anima stanca di godere
    e di soffrire(all'uno e all'altro vai
    rassegnata)
    Nessuna voce tua odo se ascolto:
    non di rimpianto per la miserabile
    giovinezza, non d'ira o di speranza,
    e neppure di tedio.
    Giaci come
    il corpo, ammutolita, tutta piena
    d'una rassegnazione disperata.
    Non ci stupiremmo,
    non è vero, mia anima, se il cuore
    si fermasse, sospeso se ci fosse
    il fiato...
    Invece camminiamo,
    camminiamo io e te come sonnambuli.
    E gli alberi son alberi, le case
    sono case, le donne
    che passano son donne, e tutto è quello
    che è, soltanto quel che è.
    La vicenda di gioia e di dolore
    non ci tocca. Perduto ha la voce
    la sirena del mondo, e il mondo è un grande
    deserto.
    Nel deserto
    io guardo con asciutti occhi me stesso.
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      Scritta da: Antonella Marotta
      Taci anima mia. Son questi i tristi giorni in cui senza volontà si vive,
      i giorni dell'attesa disperata.
      Come l'albero ignudo a mezzo inverno
      che s'attriste nella deserta corte
      io non credo di mettere più foglie
      e dubito d'averle messe mai.
      Andando per la strada così solo
      tra la gente che m'urta e non mi vede
      mi pare d'esser da me stesso assente.
      E m'accalco ad udire dov'è ressa
      sosto dalle vetrine abbarbagliato
      e mi volto al frusciare d'ogni gonna.
      Per la voce d'un cantastorie cieco
      per l'improvviso lampo d'una nuca
      mi sgocciolano dagli occhi sciocche lacrime
      mi s'accendon negli occhi cupidigie.
      Chè tutta la mia vita è nei miei occhi:
      ogni cosa che passa la commuove
      come debola vento un'acqua morta.

      Io son come uno specchio rassegnato
      che riflette ogni cosa per la via.
      In me stesso non guardo perché nulla
      vi troverei...

      E, venuta la sera, nel mio letto
      mi stendo lungo come in una bara.
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