Poesie preferite da TERESA MANTOVANI

Questo utente ha frasi preferite anche in Frasi & Aforismi, in Umorismo, in Racconti e in Frasi per ogni occasione.

Scritta da: Gabriella Stigliano

Vi è un piacere nei boschi inesplorati

Vi è un piacere nei boschi inesplorati
e un'estasi nelle spiagge deserte,
vi è una compagnia che nessuno può turbare
presso il mare profondo,
e una musica nel suo ruggito;
non amo meno l'uomo ma di più la natura
dopo questi colloqui dove fuggo
da quel che sono o prima sono stato
per confondermi con l'universo e lì sentire
ciò che mai posso esprimere
né del tutto celare.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Le mani

    Le mani delle donne che incontrammo
    una volta, e nel sogno, e ne la vita:
    oh quelle mani, Anima, quelle dita
    che stringemmo una volta, che sfiorammo
    con le labbra, e nel sogno, e ne la vita!
    Fredde talune, fredde come cose
    morte, di gelo (tutto era perduto):
    o tiepide, parean come un velluto
    che vivesse, parean come le rose:
    rose di qual giardino sconosciuto?
    Ci lasciaron talune una fragranza
    così tenace che per una intera
    notte avemmo nel cuore la primavera;
    e tanto auliva la soligna stanza
    che foresta d'april non più dolce era.
    Da altre, cui forse ardeva il fuoco estremo
    d'uno spirto (ove sei, piccola mano,
    intangibile ormai, che troppo piano
    strinsi? ), venne il rammarico supremo:
    - Tu che m'avesti amato, e non in vano! -
    Da altre venne il desìo, quel violento
    Fulmineo desio che ci percote
    come una sferza; e immaginammo ignote
    lussurie in un'alcova, un morir lento:
    - per quella bocca aver le vene vuote! -
    Altre (o le stesse) furono omicide:
    meravigliose nel tramar l'inganno.
    Tutti gli odor d'Arabia non potranno
    Addolcirle. - Bellissime e infide,
    quanti per voi baciare periranno! -
    Altre (o le stesse), mani alabastrine
    ma più possenti di qualunque spira,
    ci diedero un furor geloso, un'ira
    folle; e pensammo di mozzarle al fine.
    (Nel sogno sta la mutilata, e attira.
    Nel sogno immobilmente eretta vive
    l'atroce donna dalle mani mozze.
    E innanzi a lei rosseggiano due pozze
    di sangue, e le mani entro ancora vive
    sonvi, neppure d'una stilla sozze).
    Ma ben, pari a le mani di Maria,
    altre furono come le ostie sante.
    Brillò su l'anulare il diamante
    né gesti gravi della liturgia?
    E non mai tra i capelli d'un amante.
    Altre, quasi virili, che stringemmo
    forte e a lungo, da noi ogni paura
    fugarono, ogni passione oscura;
    e anelammo a la Gloria, e in noi vedemmo
    illuminarsi l'opera futura.
    Altre ancora ci diedero un profondo
    brivido, quello che non ha l'uguale.
    Noi sentimmo, così, che ne la frale
    palma chiuder potevano esse un mondo
    immenso, e tutto il Bene e tutto il Male:
    Anima, e tutto il Bene e tutto il Male.
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      Scritta da: Impenitente

      Sopra un erotik

      Voglio un amore doloroso, lento,
      che lento sia come una lenta morte,
      e senza fine (voglio che più forte
      sia de la morte) e senza mutamento.

      Voglio che senza tregua in un tormento
      occulto sian le nostre anime assorte;
      e un mare sia presso a le nostre porte,
      solo che pianga in un silenzio intento.

      Voglio che sia la torre alta granito,
      ed alta sia così che nel sereno
      sembri attingere il grande astro polare.

      Voglio un letto di porpora, e trovare
      in quell'ombra giacendo su quel seno,
      come in fondo a un sepolcro l'Infinito.
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        Voglio che tornando tu trovi una paroletta del tuo amico stasera.
        Ho un desiderio desolato di te stasera. Ahimè stasera e sempre.
        Ma stasera il desiderio è di qualità nuova.
        È come un tremito infinitamente lungo e tenue.
        Sono come un mare in cui tremino tutte le gocciole,
        tremano tutte le ali dell'anima,
        tremano tutte le fibre dei nervi,
        tremano tutti i fiori della primavera
        e anche le nuvole del cielo
        e anche le stelle della notte
        e anche la piccola luna trema.
        Trema sui tuoi capelli che sono una schiuma bionda.
        Ho la bocca piena delle tue spalle,
        che sono ora come un fuoco di neve tiepida disciolta in me.
        Godo e soffro.
        Ti ho dentro di me e vorrei tuttavia sentirti sopra di me.
        Non mi hai lasciato tanta musica partendo.
        Stanotte tienimi sul tuo cuore,
        avvolgimi nel tuo sogno,
        incantami col tuo fiato,
        sii sola con me solo.
        Oh melodia melodia...
        Tremano tutte le gocciole del mare.
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          Scritta da: Patty Diphusa
          I desideri stavano strappandomi l'anima.
          Potevo viverli, ma non ci son riuscito.
          Allora li ho incantati.
          E a uno a uno li ho lasciati dietro di me...
          Ho disarmato l'infelicità.
          Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri.
          Se tu potessi risalire il mio cammino,
          li troveresti uno dopo l'altro,
          incantati, immobili, fermati lì per sempre a segnare la rotta
          di questo viaggio strano che
          a nessuno mai ho raccontato se non a te.
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            Scritta da: Andrew Ricooked

            Fuori posto

            Brucia all'inferno
            questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
            mentre le altre persone trovano cose
            da fare
            nel tempo che hanno
            posti dove andare
            insieme
            cose da
            dirsi.

            Io sto
            bruciando all'inferno
            da qualche parte nel nord del Messico.
            Qui i fiori non crescono.

            Non sono come
            gli altri
            gli altri sono come
            gli altri.

            Si assomigliano tutti:
            si riuniscano
            si ritrovano
            si accalcano
            sono
            allegri e soddisfatti
            e io sto
            bruciando all'inferno.

            Il mio cuore ha mille anni.
            Non sono come
            gli altri.
            Morirei nei loro prati da picnic
            soffocato dalle loro bandiere
            indebolito dalle loro canzoni
            non amato dai loro soldati
            trafitto dal loro umorismo
            assassinato dalle loro preoccupazioni.

            Non sono come
            gli altri.
            Io sto
            bruciando all'inferno.

            L'inferno di
            me stesso.
            Composta domenica 3 gennaio 2010
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Per non dimenticare...

              E tutti
              ci ricorderemo dove eravamo in quel
              momento. Seduti in macchina a
              cercar parcheggio, con la testa
              tra i surgelati a cercar la
              paella, davanti al computer a
              cercare la frase giusta. Poi uno
              squillo di telefonino, e
              l'amico, il parente, il collega
              che ti staccano una storia
              inverosimile di aerei e
              grattacieli, ma và via, dai,
              lasciami perdere che oggi è già
              una giornata difficile, ma lui
              non ride e dice: ti giuro che è
              vero. Ricorderemo l'istante
              passato a cercare in quella voce
              una qualunque sfumatura di
              ironia, senza trovarla. Ti giuro
              che è vero. E non dimenticheremo
              la prima persona a cui abbiamo
              telefonato, subito dopo, e
              nemmeno quel pensiero -
              immediato, sciocco ma
              incredibilmente reale - "Dov'è
              mio figlio? ", i miei figli, la
              mamma, la fidanzata, domanda
              inutile, perfino comica, lo
              capisci subito dopo, ma intanto
              è scattata - la Storia siamo
              noi, è solo un verso di una
              canzone di De Gregori, ma adesso
              ho capito cosa voleva dire -
              risvegliarsi con la Storia
              addosso. Che vertigine.
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                Scritta da: Andrew Ricooked

                Dove ero finito?

                Non sapevo da dove venissi
                o dove stessi
                andando.
                Ero perso.
                Mi ritrovavo seduto
                in strani ingressi
                per ore,
                senza pensare
                semza muovermi
                finché mi chiedevano
                di andarmene.

                Non voglio dire che ero
                idiota o
                stupido.
                Quello che voglio dire è che
                ero senza
                interessi.

                Non me ne fregava niente se cercavate
                di uccidermi.
                Non vi avrei fermato.

                Stavo vivendo un esistenza che
                non significava niente per
                me.

                Trovavo posti dove stare.
                Stanzette in affitto. Bar. Prigioni.
                Sonno e indifferenza sembravano
                le uniche
                possibilità.
                Tutto il resto sembrava
                privo di senso.

                Una volta rimasi tutta la notte a guardare
                il Mississipi.
                Non so perché.
                Il fiume scorreva lì accanto e
                l'unica cosa che ricordo è che
                puzzava.

                Mi sembrava sempre di essere
                su una corriera
                che attraversava il paese
                diretta
                da qualche parte.
                A guardare fuori da un finestrino
                sporco
                il nulla
                assoluto.

                Sapevo sempre esattamente quanti
                soldi avevo
                con me.
                Per esempio:
                un biglietto da cinque e due da uno
                nel portafoglio
                una moneta da venticinque, una da dieci e una
                da due centesimi nella tasca
                destra davanti.

                Non avevo voglia di parlare
                con nessuno e non volevo che nessuno
                mi parlasse.

                Ero considerato un
                disadattato e un tipo
                strambo.
                Mangiavo pochissimo ma
                ero incredibilmente
                forte.
                Una volta, quando lavoravo in una fabbrica
                dei ragazzotti giovani, strafottenti,
                stavano cercando di sollevare un pezzo
                di macchinario pesante
                dal pavimento.
                Non ci riusciva nessuno.

                "Ehi, Hank, provaci tu!" Dissero
                ridendo.

                Mi avvicinai, lo sollevai,
                lo rimisi a terra,
                tornai al
                lavoro.

                Mi valse il loro rispetto
                non so perché
                ma io non lo
                volevo.

                A volte abbassavo
                le tapparelle nella mia stanza
                e me ne stavo a letto per una
                settimana o più.

                Ero in uno strano viaggio
                ma era
                privo di senso.
                Non avevo idee.
                Non avevo progetti.
                Dormivo.
                Non facevo altro che dormire
                e aspettare.

                Non mi sentivo solo.
                Non soffrivo di vittimismo.
                Ero solo invecchiato in una
                vita nella quale
                non riuscivo a trovare alcun
                senso.

                Allora ero
                un giovanotto di
                mille anni.

                Adesso sono un vecchio
                che aspetta di rinascere.
                Composta domenica 3 gennaio 2010
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