Sai certe volte è difficile, certe volte ti manca la terra, certe volte vorresti sprofondarci per sentirla tua per sentirti sua. Certe volte la terra vorresti mangiarla, riempirtici fino a non sentire per poi sentire. Cosa senti se senti? Senti il sale! E la terra si mescola con l'acqua. le lacrime sono l'acqua. Allora vedi perché le lacrime ti danno il colore del cielo. Ogni tanto ascolto Morgan. Ogni tanto bisogna applicare alla vita i puntini di sospensione, ha ragione. Ogni tanto... Perché matta come sei cambi di umore per un nonnulla, perché matta come sei hai sempre bisogno di cercare, perché matta come sei non ti basta mai niente, perché matta come sei vivi talmente intensamente i sogni che fai confusione col reale, perché matta come sei chi lo sa che vuoi o meglio se vuoi perché se voglio allora voglio essere luogo e tempo infinito e perdermi. Voglio perdermi! Ho sempre voluto perdermi. Cianciare... Io ciancio. Me lo dice sempre un mio amico toscano. Scusa, mi sono sfogata con te che non c'entri niente e niente poi è successo ma mi prendono questi momenti di niente. Non lo so se mi capisci e alla fine non conta. sono parole che stavan lì e dovevano uscire ma per niente. Ecco, questo c'è di nuovo: il mio bipolarismo è peggiorato col tempo.
Oggi ti pensavo a memoria sorridendo da solo disegnandoti come non so fare. Da poco erano passati due caffè e le undici e dieci. Intelligente, ironica, dissacrante, sensibile. Mia. Anzi, sembri me ho annuito al vicino di tavolo, che subito ha cambiato posto ma con me non posso e allora ti tengo sulle ginocchia. Cambia molto a parte i vestiti? Tolti quelli restiamo gli stessi. Lo stesso sangue. La stessa anima in disparte. Sempre sembriamo cuori a teatro. E d'intima interpretazione di applausi e frusciare di rose portate correndo ti vengo a cercare. Forse lo so dove sei. Ma non mollo. Io non smetto. Mai ti metterò tra i compiti portati a termine perché ogni giorno possa nuovamente conquistarti. Non ce l'avrai con me se quando abbassi lo sguardo un po' ti amo proprio come non so fare sfuggo l'insistenza della vita e sotto alla tua luce sottolineo a matita l'attesa d'un bacio. Il suo verso. Una rima baciata tra il tuo collo nudo e i miei cieli sparsi dentro. Sei così bella abbracciata ai tuoi sogni. Chiedimi una volta ancora cosa vorrei essere da grande ora che le rughe sono comodi letti per dubbi e felicità qui nello spazio breve che ci separa mentre sembro indaffarato a racimolare qualche spicciolo per un caffè con la cassiera alle calcagna non ti lascio scivolare via. Ti osservo ancora un po'. Proverbiale distanza tra pensarti ed essere. Chiedimelo ancor e ti risponderò: uno degli infiniti soli caduto per sbaglio tra due labbra socchiuse; le tue. Perché non c'è altra meraviglia al mondo che possa in alcun modo trionfare l'anima per cui io possa mai in nessun'altra vita meritare di viverti. Di vivermi. Mi dici che ne valgo la pena. Parli di me. Delle mie poesie. In questo giorno di metà settembre. Il tuo pensiero mi corteggia tra le note di una stagione che giunge prossima all'apice del suo splendore e sembra un tutt'uno tra le foglie a terra che vestono il colore dell'autunno e il loro strambo modo di rincorrersi. Ne raccolgo una. Ha strane venature che l'attraversano. Ho interrotto la sua buffa corsa. Forse è questo che fa l'amore quando incontra due anime affannate come le nostre. Le solleva da terra lasciandole riposare l'una dentro l'altra. Per un po', oppure per sempre. Per quel buffo modo di rincorrersi.