Il mio funerale partirà dal nostro cortile? Come mi farete scendere giù dal terzo piano? La bara nell'ascensore non c'entra e la scala è tanto stretta.
Il cortile sarà, forse, pieno di sole, di piccioni forse nevicherà, i bambini giocheranno strillando forse sull'asfalto bagnato cadrà la pioggia e al solito ci saranno i bidoni per l'immondezza.
Se mi tiran su nel furgone col viso scoperto, come usa qui, forse mi cadrà in fronte qualcosa di un piccione, porta fortuna, che ci sia o no la fanfara, i bambini accorreranno i bambini sono sempre curiosi dei morti.
La finestra della nostra cucina mi seguirà con lo sguardo il nostro balcone mi accompagnerà col bucato steso. Sono stato felice in questo cortile, pienamente felice. Vicini miei del cortile, vi auguro lunga vita, a tutti.
Anima mia chiudi gli occhi piano piano e come s'affonda nell'acqua immergiti nel sonno nuda e vestita di bianco il più bello dei sogni ti accoglierà. Anima mia chiudi gli occhi piano piano abbandonati come nell'arco delle mie braccia nel tuo sonno non dimenticarmi chiudi gli occhi pian piano i tuoi occhi marroni dove brucia una fiamma verde anima mia.
Poiché io ben sento che negli alti cieli gli angeli, bisbigliando l'uno all'altro, parola non trovano, fra i loro ardenti accenti, che sia più devota di quella di "madre" io già da tempo a te ho dato quel caro nome - a te che più che madre mi sei e che mi ricolmi il cuore, dove Morte t'installò, lo spirito liberando, al contempo, della mia Virginia. La mia propria madre, che così presto mi lasciò, non fu che di me solo madre; ma tu sei madre di colei che io così caramente ho amato: sicché a me più cara tu sei dell'altra per quell'infinita via per cui la mia sposa fu alla mia anima più cara che la vita stessa.
Questo mio bacio accogli sulla fronte! E, da te ora separandomi, lascia che io ti dica che non sbagli se pensi che furono un sogno i miei giorni; e, tuttavia, se la speranza volò via in una notte o in un giorno, in una visione o in nient'altro, è forse per questo meno svanita? Tutto quello che vediamo, quel che sembriamo non è che un sogno dentro un sogno.
Sto nel fragore di un lido tormentato dalla risacca, stringo in una mano granelli di sabbia dorata. Soltanto pochi! E pur come scivolano via, per le mie dita, e ricadono sul mare! Ed io piango - io piango! O Dio! Non potrò trattenerli con una stretta più salda? O Dio! Mai potrò salvarne almeno uno, dall'onda spietata? Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo non è che un sogno dentro un sogno?
In visioni di notturna tenebra spesso ho sognato svanite gioie - mentre un sogno, da sveglio, di vita e di luce m'ha lasciato col cuore implacato.
Ah, che cosa non è sogno in chiaro giorno per colui il cui sguardo si posa su quanto a lui è d'intorno con un raggio che, a ritroso, si volge al tempo che non è più?
Quel sogno beato - quel sogno beato, mentre il mondo intero m'era avverso, m'ha rallegrato come un raggio cortese che sa guidare un animo scontroso.
E benché quella luce in tempestose notti così tremolasse di lontano - che mai può aversi di più splendente e puro nella diurna stella del Vero?
Sì, al di là della gente ti cerco. Non nel tuo nome, se lo dicono, non nella tua immagine, se la dipingono. Al di là, più in là, più oltre.
Al di là di te ti cerco Non nel tuo specchio e nella tua scrittura, nella tua anima nemmeno. Di là, più oltre.
Al di là, ancora, più oltre di me ti cerco. Non sei ciò che io sento di te. Non sei ciò che mi sta palpitando con sangue mio nelle vene, e non è me. Al di là, più oltre ti cerco.
E per trovarti, cessare di vivere in te, e in me, e negli altri. Vivere ormai di là da tutto, sull'altra sponda di tutto - per trovarti - come fosse morire.
Non respingere i sogni perché sono sogni. Tutti i sogni possono essere realtà, se il sogno non finisce. La realtà è un sogno. Se sogniamo che la pietra è pietra, questo è la pietra. Ciò che scorre nei fiumi non è acqua, è un sognare, l'acqua, cristallina. La realtà traveste il sogno, e dice: "Io sono il sole, i cieli, l'amore". Ma mai si dilegua, mai passa, se fingiamo di credere che è più che un sogno. E viviamo sognandola. Sognare è il mezzo che l'anima ha perché non le fugga mai ciò che fuggirebbe se smettessimo di sognare che è realtà ciò che non esiste. Muore solo un amore che ha smesso di essere sognato fatto materia e che si cerca sulla terra.
Brevi erano le tue lettere, precise, tutte muscolo e nervo, di mano più usa al compasso, alla squadra, al gesto del duro comando. Dicevan le semplici cose con semplici nude parole; ma due ne portavano in fine, due, sempre le stesse: "Sei mia". E quando ella giungeva, leggendo, al termine noto, s'abbandonava all'indietro, vuotata del sangue, morente d'amore. Ombre violacee intorno alla socchiusa bocca, all'affilato naso precipitoso palpito delle vene gonfiate alle tempie alla gola cecità delle palpebre, tensione delle mascelle nel desiderio faccia di donna agonizzante in estasi, tu non la vedesti, nessuno la vide. Era sola.
Ora, ogni notte, la donna che più non vorrebbe esser viva nel vuoto della sua casa che ha odore di cenere spenta scioglie un pacco di lettere legato con un nastro nero. E legge; e, giunta al termine ben noto che a ognuna è sigillo, ancor s'abbandona all'indietro, vuotata del sangue, morente d'amore. Così, dalla tomba, con dura predace potenza di sillabe scritte tu l'imprigioni, o scomparso, tu la possiedi così.
Amo in te l'avventura della nave che va verso il polo amo in te l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte amo in te le cose lontane amo in te l'impossibile entro nei tuoi occhi come in un bosco pieno di sole e sudato affamato infuriato ho la passione del cacciatore per mordere nella tua carne. Amo in te l'impossibile ma non la disperazione.